Alcuni dicono che è colpa dell’industria automobilistica, di quella delle armi, delle centrali atomiche, della produzione elettrica non sostenibile… Macché, la verità è che la maggiore fonte di inquinamento globale e della produzione dei gas serra è causato dall’allevamento industriale per produrre l’enorme massa di “carne” che entra nei nostri intestini viziati….
Oltre un miliardo e mezzo di bovini allevati nei cinque continenti, a cui vanno aggiunti gli allevamenti intensivi di numerosi miliardi di suini, ovini, caprini, pennuti, etc. Ed i costi del surriscaldamento globale pesano sempre più sull’ambiente e per invertire la rotta verso l’autodistruzione occorre impostare politiche capaci di abbattere da subito il 25 per cento degli agenti inquinanti immessi nell’atmosfera. A questo punto è importante che si ragioni su quel che stiamo facendo e questo include anche una seria riflessione sulla nostra alimentazione.
Secondo i dati delle Nazioni Unite la produzione di carne è una delle fonti principali dei gas serra. Di conseguenza bisogna modificare la dieta quotidiana e bisogna che i governi si accordino per interrompere la produzione di cibi “inquinanti”. Secondo stime recenti l’allevamento degli animali produce addirittura la metà di tutti i gas serra che l’umanità immette ogni anno nell’atmosfera. Questo considerando le emissioni di CO2 legate alla filiera alimentare dell’allevamento (refrigerazione con perdite di CFC, trattamento, cottura) e tenendo in conto non solo la deforestazione annua per fare posto ai pascoli e alle colture da mangime, ma anche la deforestazione complessiva e le monoculture OGM, solitamente trattate con diserbanti e concimi chimici. A questi dati va aggiunto l’inquinamento massiccio dei mari e dei laghi dovuto alle “coltivazioni” di pesce in riserve costiere e conseguente avvelenamento da farmaci e antibiotici immessi continuamente nelle acque. Ne consegue che la lotta ai cambiamenti climatici passa per le nostre cucine…
Paolo D’Arpini
Portavoce European Consumers Tuscia