Meglio partire dai numeri. Che contengono sempre una verità intrinseca e che quindi non possono essere smentiti. Gli appartenenti al corpo della Polizia municipale di Viterbo sono 63: di questi 36 lavorano in ufficio, 7 si occupano di questioni amministrative, mentre 20 fanno parte della cosiddetta “Territoriale”, cioè si occupano di viabilità, incidenti, controllo della sosta e via di seguito. Insomma sono quelli che, come si usa dire, stanno per strada. Ma ci sono altri numeri che fanno riflettere: appena 8 agenti hanno meno di 40 anni, 15 ne hanno più di 60, 17 hanno un’età compresa fra 50 e 60 e 18, infine, tra 40 e 50. In base alla legge, che prevede un agente ogni 400 abitanti per i capoluoghi di provincia, dovrebbero essere oltre 150, ma ne basterebbero una novantina circa per garantire un servizio adeguato alle necessità dei cittadini. “Perché noi – dicono in coro tutti i rappresentanti sindacali – siamo l’immagine della città, il biglietto da visita”.
Il cahier de doleances è lungo e accorato. “Dal 2000 – attacca Marcello Guadagno della Confsal – non si fanno più concorsi. Questo ha portato ad un progressivo invecchiamento del personale con conseguenze pesanti sul servizio offerto ai cittadini. La legge prevede che per ogni 4 pensionamenti ci sia un’assunzione: nemmeno per sogno e l’assessore al personale (Barelli, n.d.r.) lo abbiamo 4-5 volte al massimo. Secondo me non ha proprio cognizione di quello che accade negli uffici”. “Ai primi di maggio – continua Cinzia Vincenti della Fp Cgil – abbiamo avuto un incontro con il sindaco e l’assessore Ciambella. Su alcune questioni abbiamo registrato buone confluenze, ma di fatti non se ne vedono. Nel tempo abbiamo fatto tante richieste, l’unica che è stata accolta, quasi per sfinimento, è stata quella relativa al vestiario”. Le lamentele continuano: “Prima – ancora Guadagno – tutto il contenzioso veniva seguito da 4 dipendenti delle Esattorie; oggi il lavoro ricade su di noi e invece non rientra nei nostri compiti istituzionali. Tre nostri colleghi sono aggregati alla Polizia Giudiziaria della procura della Repubblica: perché? Fra l’altro adesso sono arrivati 7 membri della Polizia provinciale e quindi potrebbero rientrare”. “E comunque – si inserisce Maurizio Rizzo del Sulpm – l’amministrazione comunale chieda al Ministero della Giustizia di pagare. Forse non lo farà, ma se non glieli chiediamo non lo farà sicuramente. Sono circa 90mila euro l’anno”. E poi non spetta ai vigili urbani riscuotere i tributi degli ambulanti che operano nei mercati, come pure la segnaletica potrebbe essere seguita (come avveniva in passato) da un tecnico e tutte le problematiche per i permessi nel centro storico: faccende di natura amministrativa che non fanno parte dei compiti della polizia locale.
“Ci sono diverse ore della giornata – spiega Maurizio Scardozzi del Sulpm – in cui opera una sola pattuglia della territoriale. Quindi se ci sono due incidenti in contemporanea, si interviene sul primo e l’altro aspetta… Nei giorni festivi manca il capoturno che sta a casa ed è solo reperibile. Adesso si avvicina il momento delle manifestazioni estive e noi non saremo in grado di garantire il servizio. In certi momenti ci dà una mano la protezione civile, ma le cose non possono funzionare così”. Ma non s’era detto di 4 assunzioni a termine per i mesi estivi… “Sono arrivate oltre 400 domande – spiega Guadagno – e questo significa che tra analisi delle domande, concorso vero e proprio e procedure varie, vi vorranno mesi prima di concludere la selezione. Altro che mesi estivi…”. E il comandante? “Dal 2 maggio il colonnello Fainelli ha lasciato l’incarico – sottolinea Rizzo – e l’amministrazione comunale ha nominato dirigente pro tempore la dottoressa Ciambella. Ma il comandante è un’altra cosa: è un ufficiale di polizia giudiziaria, è armato, ha una serie di prerogative che l’attuale dirigente non può avere. Vi sembra normale tutto questo?”. Un’ultima notazione: nei prossimi mesi, vanno in pensione altre 7 persone. “E senza la Fornero – scherza Maurizio Rizzo – anche io non sarei ancora in servizio…”.
Detto tutto questo, adesso che succede? “Andremo dal prefetto – è la risposta corale – e spiegheremo la situazione. Non ci fermeremo perché con l’attuale organico e gli impegni che si moltiplicano con Caffeina e le altre manifestazioni in città, non siamo in grado di garantire la copertura dei servizi. Prima l’assessore alla Polizia urbana aveva l’ufficio al comando, oggi non è più così e le conseguenze si vedono”. L’ultima considerazione è un misto di rabbia e impotenza: “Abbiamo letto – conclude Rizzo – che la Polizia stradale fa corsi nelle scuole. Noi li facciamo da due ma né l’amministrazione né il comando si sono degnati di pubblicizzare l’iniziativa. Questa è la considerazione che hanno di noi….”. “Vogliamo che sia riconosciuta la peculiarità del nostro lavoro – chiude Cinzia Vincenti – e vogliamo che siano reintrodotti l’equo indennizzo e la causa di servizio che valgono per tutte le forze dell’ordine, ma che per noi sono state aboliti”.