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Fiorentino, da portiere di calcio a pivot

Il nuovo centro della Terra di Tuscia fino a 16 anni non aveva mai calcato il parquet

Ma che ci fa uno che a 16 anni è alto più di due metri tra i pali di un porta di un campo di calcio? Già, che ci fa soprattutto se in quella squadra di portieri ce ne sono tre e quindi gli spazi per giocare sono sempre piuttosto risicati. Ma per fortuna o per caso, accanto a quel rettangolo verde o in terra battuta non ha importanza, c’è una palestra. E così quel ragazzone si avvicina per la prima volta ad un parquet: la storia di Alberto Fiorentino, pivot della Terra di Tuscia da meno di un mese, comincia così: comunque con un pallone tra le mani.

“Ho saltato – racconta – tutto il periodo del mini basket e questo all’inizio mi ha pesato molto. Come mi videro in quella palestra, mi chiesero subito di giocare. Ero così alto che non potevo non suscitare interesse, ma i limiti tecnici erano pure evidenti. Mi misero sotto con continue sedute di allenamento e soprattutto mi mandarono a Teramo dove c’era un settore giovanile più grande ed organizzato. Lì in 6 mesi, anche con tre sedute di allenamento al giorno, ho recuperato molto del terreno perduto. Soprattutto mi misero subito in campo, con tutte le formazioni under che disputavano il campionato. Io che di anni ne avevo meno di 17 giocavo pure nell’Under 20… Entravo sul parquet e commettevo una serie infinita di infrazioni di passi, ma il coach dell’epoca non batteva ciglio e mi faceva giocare sempre. Sono grato a quella società per ciò che mi ha dato, consentendomi anche di studiare e di arrivare alla maturità”.

Alberto Fiorentino pivot della Stella Azzurra da un mesetto

Alberto Fiorentino pivot della Stella Azzurra da un mesetto

Alberto di anni oggi ne ha soltanto 24, ma di squadre ne ha girate davvero tante: Isernia l’ultima, ma prima c’erano state anche Montegranaro, Eurobasket Roma, Montecatini e per un periodo anche Acireale che disputava i play off per salire in B. “Purtroppo – interviene – perdemmo in semifinale, ma ricordo quel periodo come uno dei più belli, però devo dire che mi sono trovato bene dappertutto”. Anche qui a Viterbo? “Sicuramente sì e non lo dico per piaggeria. Quando sono arrivato mi sono subito integrato nel gruppo. Non ho avuto difficoltà di alcun genere, lo dico con sincerità. E poi ho scoperta una città accogliente e davvero gradevole. Vedete, io sono romano e non sapevo che a qualche decina di chilometri da Roma c’è una realtà così interessante. Durante la sosta è venuta a trovarmi la mia ragazza che è di Pistoia: insieme abbiamo girato e scoperto Viterbo, poi Civita di Bagnoregio e anche il lago di Bolsena. Poi si mangia bene in posticini veramente carini. Non potevo chiedere di meglio nel momento in cui avevo deciso di lasciare Isernia”.

A proposito, come mai una decisione del genere a campionato ormai nella fase discendente? “La verità è molto semplice. Innanzitutto, ad Isernia sono stato benissimo ma lì hanno impostato il gioco soprattutto sugli esterni, quindi per me i palloni erano sempre molto pochi. Quindi ho cercato situazioni in cui potessi essere più coinvolto nel gioco. Devo pure aggiungere che avevo conosciuto coach Fanciullo durante un’amichevole estiva a Guidonia e lì s’era anche parlato di un mio possibile passaggio a Viterbo, poi non se n’era fatto nulla ma evidentemente era nel mio destino che dovessi arrivare qui”. E a casa come l’hanno presa? “Bene, soprattutto il mio fratellino più piccolo Riccardo che ha quattro anni e del quale mi sento anche un po’ papà. Mi chiede continuamente ‘quando torni’ e se gli rispondo ‘tra cinque giorni’, devo mantenere l’impegno perché li conta ad uno ad uno. ma sono contenti anche mio padre Stefano, la mamma Maria e l’altro mio fratello di 16 anni Danilo. Quando ero ad Isernia sono venuti a vedermi una volta sola, domenica scorsa erano tutti qui al Palazzetto e credo proprio che saranno qui anche nella partita contro Catanzaro. Loro vivono a Sant’Angelo Romano dove gestiscono un’azienda agricola, di verdure in particolare”.

Alberto con il fratellino Riccardo, del quale si sente anche un po' il papà

Alberto con il fratellino Riccardo, del quale si sente anche un po’ il papà

Ma come vede il suo futuro Alberto Fiorentino? “Mi piacerebbe restare nel mondo del basket, è chiaro, ma non sono ancora sicuro al cento per cento. Intanto, ho preso la laurea breve in scienze motorie e a ottobre mi iscrivo a quella magistrale: non ho ancora deciso se proseguire nello stesso percorso o se passare a fisioterapia. Credo che per i prossimi 3-4 anni il mio lavoro sarà soltanto la pallacanestro, poi si vedrà”. A proposito, c’è da giocare il rush finale visto che mancano solo 5 partite. “Ne giochiamo 3 in casa (Catanzaro, Palermo e Napoli) e 2 fuori (Eurobasket e Scafati), siamo a pari punti con la Stella Azzurra Roma ma in vantaggio negli scontri diretti. Io sono fiducioso anche se sarà una bella battaglia. La squadra ha una sua fisionomia ed esprime un buon basket. Abbiamo buone carte e ce le giocheremo. E poi ho una responsabilità in più”. Quale? “Dopo Marcante sono il più anziano… A proposito Fabio è davvero fantastico: io che non ricevevo palloni, adesso devo abituarmi ai suoi passaggi. Domenica scorsa, me ne sono arrivati un paio che proprio non mi aspettavo e infatti ho sbagliato due tiri facili. Devo farci l’abitudine…”. In bocca al lupo, Alberto.

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