Piccole storie, invisibili, di persone che nei periodi di crisi vivono le loro fatiche nell’indifferenza. Nascoste e dimenticate. Eppure, chi come me si occupa ogni giorno di fragilità, conosce bene come queste piccole storie, straordinarie, quando vengono illuminate dalla nostra capacità di prenderci cura, di accudire questa umanità sofferente, si rivelano meravigliose e capaci di insegnarci la nostra umanità.
Nel dicembre 2007 Enzo Jannacci è venuto a trovare i ragazzi di Juppiter, cantammo insieme e ci disse che la canzone a cui era più legato era Vincenzina e la fabbrica (colonna sonora del film Romanzo Popolare di Monicellli), perché racconta la storia di milioni di italiani che nelle fabbriche del Nord sognavano una vita migliore. Soltanto le piccole storie ci insegnano la Storia. E allora dobbiamo uscire dalle analisi politiche, sociali, economiche e tornare alla semplicità.
Ascoltare con il cuore le persone e non inseguire sempre lo sdegno, la protesta, tutte reazioni molto di moda, ma scoprire vicino a noi gli uomini e le donne e le loro fragilità, che sono anche le nostre.
Maria, che da qualche mese tenta di uccidersi perché tradita da tutti. Luigi, che a 20 anni, in galera per la prima volta, è rassegnato anche al carcere. Rosario, che è morto in un campo vicino Roma e nessuno vuol saperne, neanche di dove seppellirlo. Mara, che sta perdendo la sua bambina di 5 anni (che ama) ma non riesce a trovare il coraggio di cambiare vita. I padri disperati perché non riescono a portare a casa uno stipendio, anche minimo.
Dietro le piccole storie che incontro c’è la mia fragilità, ma anche la voglia e la speranza che cambiamo, che impariamo ad abbracciarci sinceramente e a costruire insieme. Forse è anche per questo bisogno, che c’è ed è forte, nascosto ma forte, che Francesco, un Francesco paterno e sorridente, innamora i giovani parlando dell’importanza di custodirci, prenderci cura e coltivare la misericordia.