L’Italia si adegua (finalmente) alle normative europee e lo fa con la legge sul cosiddetto “omicidio stradale”. Una questione terribile che colpisce migliaia di famiglie ogni anno e sulla quale comunque il Parlamento è riuscito a dividersi: il provvedimento passa infatti solo con i voti della maggioranza (Pd in testa), mentre sarebbe auspicabile che su siffatte questioni tutti (ma proprio tutti) diano il proprio contributo, attraverso il sì ad un provvedimento del quale per troppo tempo si è sentita la mancanza.
Nella sede provinciale del Partito democrativo ci sono i parlamentari Alessandro Mazzoli e Emiliano Minnucci (ex sindaco di Anguillara Sabazia) che più direttamente ha seguito la (lunga) evoluzione del provvedimento in Commissione Trasporti. “Era stato annunciato nel 2014 dal premier Renzi – sottolinea il segretario provinciale dem Andrea Egidi – e finalmente è arrivato in porto. Personalmente lo considero un atto di civiltà: è una norma che va a colmare un vuoto giuridico, che ha anche una forte valenza etica e culturale, oltre che un impatto deterrente tutt’altro che trascurabile”.
Di che cosa si tratta? “Sono stati introdotti nel codice penale – spiega l’onorevole Mazzoli – due nuovi reati: omicidio stradale e lesioni stradali, entrambi in precedenza rientravano nella più ampia tipologia dei reati colposi. Sono stati previsti inasprimenti delle pene e non è stato facile superare le questioni giuridiche che sono state sollevate. Restano però i dati di un fenomeno ancora troppo grande e intollerabile: in Italia ogni anno si verificano circa 180mila incidenti stradali, che provocano 330o morti e 250mila feriti. E soprattutto generano lutti immensi nelle famiglie e in intere comunità. Di fronte a tutto questo, non procedere sarebbe stato considerato un delitto”.
La media è che, in base agli ultimi dati disponibili, ci sono nel nostro Paese ogni giorno sulla strada 10 vittime. “E’una legge che promana dal basso – interviene l’onorevole Minnucci – fortemente richiesta dai cittadini e dalla popolazione. Ma non c’è desiderio di vendetta in quanto si vanno colpire con rigore le situazioni particolarmente odiose e intollerabili: la guida in stato di ubriachezza grave (quindi, con elevato tasso alcolemico), sotto gli effetti di stupefacenti o violando le norme del codice dalla strada in modo violento”. Per esempio, provocare un incidente quando si procede ad una velocità di 70 km/h superiore rispetto al limite: cioè viaggiare a 120 su una strada in cui si può andare a 50 chilometri all’ora.
“Il risultato ottenuto – continua Minnucci – è importante, ma non esaustivo. C’è ancora da fare molto sulle manutenzioni stradali e soprattutto sui controlli: in Francia, tanto per dire, si effettuano 9 milioni di controlli l’anno, in Italia ci fermiamo a 1,5. Come pure va incrementata la prevenzione soprattutto a livello scolastico”. Interessante sapere che in aula tutte le opposizioni hanno votato contro: “Il centrodestra – sempre Minnucci – ha sollevato obiezioni sulla carcerazione, che però è prevista solo per i casi più gravi; il Movimento Cinquestelle, pur essendo d’accordo, ne ha fatto una battaglia politica e alla fine ha detto no. Ne sono dispiaciuto, ma questi sono i fatti”.
In sala presenti anche alcune esponenti dell’Associazione Vittima della strada, tra cui Anna Befani, la mamma di Luca, investito mortalmente a Tarquinia il 22 aprile di due anni fa, nel giorno di Pasquetta. “Vorrei – interviene – che tutti si rendano di quanto dolore possono generare tragedie simili. Lo dico al Tribunale di Viterbo che ha condannato un conducente a 2 anni e 6 mesi di reclusione dopo che aveva provocato la morte di 3 persone; mentre un altro che ne aveva uccise 2 si è preso 2 anni e 8 mesi. Naturalmente nessuno ha scontato un giorno di carcere…”. “E’ fondamentale – conclude Minnucci – che queste testimonianze siano portate nelle scuole perché è lì che si fa davvero prevenzione: i ragazzi ascoltano molto più volentieri chi ha subito sulla propria pelle simili drammi”.