Che si deve fare per battere il fondamentalismo islamico? La risposta è complessa, non univoca e comporta analisi storiche, economiche, politiche che i media in larga misura non offrono. E non perché non lo sappiano fare, ma perché prevalgono letture superficiali, dettate dalle convenienze e talvolta anche dagli interessi. Il professor Franco Cardini, medievista di fama mondiale, non si sottrae alla domanda, anzi in qualche maniera la previene con un excursus a largo raggio che non tralascia nulla. L’occasione la offre un altro appuntamento di Jubilate, la kermesse primaverile (si fa per dire…) che si affianca a Caffeina, organizzata in concomitanza con il Giubileo della Misericordia. Nella Biblioteca del Cedido si parla di “Ma non vincerà la notte”, un’antologia curata da Cristina Uguccioni che raccoglie le lettere aperte scritte da vari personaggi (tra cui lo stesso Cardini) ai (tanti) cristiani perseguitati nel mondo. “Molto di più – ripete continuamente papa Francesco – dei martiri dei primi secoli del Cristianesimo”.
“Mi sento un verme – attacca l’illustra studioso – quando penso a chi rischia ogni giorno la vita soltanto perché è cristiano. Io sono un privilegiato perché, pur vivendo in una società fondamentalmente atea, ho la possibilità di professare la mia fede, di esprimere liberamente le mie idee. Perché l’Occidente è tollerante? Manco per idea: provate a toccare il petrolio e vedrete quanto è tollerante il nostro mondo… Comunque, non mi taglieranno la testa o perseguiteranno per i miei pensieri: al massimo mi chiameranno meno in televisione, ma questo non è un problema”. Ma perché l’opinione del professore è così scomoda? Conviene partire da un’occhiata ai numeri: nel mondo ci sono un miliardo e 600 milioni di musulmani, di questi 1,2 miliardi sono sunniti e il resto sono sciiti; i cristiani sono 2 miliardi, dei quali un miliardo e 200 milioni cattolici. “Da sempre – chiosa Cardini – i sunniti tentato di schiacciare la minoranza sciita. In tutti i modi. E dietro questa guerra civile ci sono due potenze che finanziano con armi e fondi questa lotta fratricida. Il problema è che questi due stati sono alleati del mondo occidentale e dunque meno se ne parla meglio è”. Ovvio che la curiosità aumenti… “Signori miei, il terrorismo islamico si regge sugli aiuti forniti dalla monarchia dell’Arabia Saudita e dalla repubblica della Turchia, entrambe naturalmente sunnite. Sapete chi è il maggiore importatore nel mondo di armi? L’Arabia Saudita che però dispone di un esercito piccolissimo. Chissà che se ne fa di tanti armamenti modernissimi e costosissimi… Saddam Hussein (sunnita) fu aiutato e coccolato dall’Occidente fino a quando combatteva gli sciiti iraniani, poi quando decise di allargarsi troppo fu punito. Eppure lo sapevano tutti che aveva sempre gasato i curdi, ma si preferiva chiudere tutti e due gli occhi. E Blair ha candidamente ammesso qualche tempo fa che quella delle armi chimiche era una bufala colossale”.
E il Califfato? E l’Isis? “Stanno semplicemente utilizzando una religione come ideologia politica. E quindi fanno proselitismo, fanno propaganda come ogni formazione politica. D’accordo, lo fanno col terrore, tagliando gole e teste per spaventare, ma l’obiettivo è politico: vogliono convincere il maggior numero possibile di persone all’adesione. Islam significa letteralmente fiducia in Dio; cosa diversa è l’islamismo che, come tutte le parole che finiscono in ‘ismo’, è una distorsione, una perversione. Chi combatte oggi realmente i terroristi islamici? I curdi, quel che resta dell’esercito lealista siriano, i pasdaran iraniani: tutti, guarda caso, sciiti. E la guerra non si fa con bombardamenti che di intelligente hanno ben poco, ma con l’intelligence e le infiltrazioni. Ma come possiamo pensare di combattere seriamente l’Isis se alla guida c’è un organismo che si chiama Consiglio di sicurezzza dell’Onu, nel quale i 5 membri permanenti (Usa, Francia, Inghilterra, Russia e Cina) godono ancora del potere di veto? Basta che uno solo si opponga e le deliberazioni non passano. Ovviamente, i veti sono reciproci….”.
Ancora numeri: il mondo occidentale vale il 10% della popolazione globale della Terra e possiede il 90% della ricchezza. “L’Africa – interviene il professor Cardini – è il continente più ricco in assoluto: gas, petrolio, oro, platino, diamanti… Chi sta godendo di quegli enormi beni? Noi, o meglio le multinazionali dell’Occidente che continuano a depredare senza ritegno quelle terre e quelle persone. Che diventano sempre più povere. Lo dice chiaramente Boko Haram, il più efferato dei gruppi terroristici, nel suo programma: vogliamo che le nostre ricchezze restino qui per la nostra gente. Come gli si può dar torto? E’ un ragionamento che non fa una piega e che naturalmente fa presa su disperati che non hanno più nulla”. Dunque, non sta in piedi il concetto che è lo stesso califfato ad organizzare il traffico di esseri umani verso l’Europa… “Ma certo che non sta in piedi. Perché lì i casi sono due: o ti pieghi alle logiche aberranti dei terroristi o scappi in cerca di fortuna da qualche altra parte, magari anche rischiando di morire annegati nella traversata del Mediterraneo. Quando arrivano, vanno accolti e aiutati, altrimenti davvero possono diventare potenziali terroristi. Impedire, ad esempio, che possano costruirsi una moschea, cioè un luogo per pregare, non solo è ingiusto, ma è soprattutto stupido. Si crea semplicemente un’ulteriore ghettizzazione. Che è esattamente ciò che vuole l’Isis: vedete, questi sono i nuovi crociati, quindi li dobbiamo abbattere”.
Paolo Manganiello legge la lettera aperta scritta da Franco Cardini e quella di Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi nella quale affronta il tema del perdono. “Un percorso lungo e doloroso – interviene Cristina Uguccione – che non è uguale per tutti. E anche quelli che riescono a perdonare, da credenti hanno la forza di potersi rivolgere a Dio pregando che sia lui stesso a perdonare”. Cardini dedica il suo scritto a due sacerdoti martiri: “Padre Stanley Rother, originario dell’Oklahoma e missionario in Guatemala dove fu ucciso nel 1981 (anche con la collaborazione della Cia) perché si opponeva allo sfruttamento selvaggio da parte della multinazionale Usa United Fruits Company, e l’arcivescovo Romero, ucciso nel 1980 mentre celebrava messa nella cappella di un ospedale a San Salvador più o meno per gli stessi motivi. Come vedete, non sono soltanto gli islamisti ad uccidere i cristiani…”.