E’ il tormentone del momento. Una roba che in confronto gli ossessivi motivetti estivi del dj Francesco dei bei (si fa per dire) tempi impallidiscono. Ne parlano tutti, dalle tv ai social, non puoi muoverti un attimo che qualcuno ti ferma e ti chiede cosa tu ne pensi al riguardo. Si narra di gente che a furia di scrivere post sull’argomento su Facebook abbia poi lamentato crolli nervosi e si sia dovuta far ricoverare. E peccato che i manicomi li abbiano chiusi…
Stiamo parlando di ”petaloso”. Sì, proprio ”petaloso”. Una parola, a dir la verità anche un po’ cacofonica e facile oggetto delle immancabili ironie social, inventata, all’interno di un compito assegnatogli dalla maestra sugli aggettivi, dal giovane Matteo, otto anni, aspirante neolinguista di una classe di terza elementare di Copparo, in provincia di Ferrara. Nell’intento del piccolo c’era sicuramente la volontà di indicare un fiore particolarmente dotato di petali: la maestra, colpita dall’intuizione dell’alunno, ha scritto quindi all’Accademia della Crusca per chiedere il riconoscimento ufficiale di ”petaloso” nel vocabolario della lingua italiana. Richiesta accettata, l’uomo della Crusca ha detto sì, a patto che il termine diventi però di uso comune.
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