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Sanremo: cronaca di due catastrofi prevedibili

Sul palco dell'Ariston pessima figura dei Dear Jack. E l'ex Bernabei non va tanto meglio

I Desr Jack sul palco dell'Ariston

I Dear Jack sul palco dell’Ariston

Per dovere di cronaca, un giornalista, nella vita è costretto a scrivere di tante cose. Tra le meno piacevoli, senza ombra di dubbio, ci sta anche di recensire il festival di Sanremo. Un morto che cammina che propone morti che camminano. E che, vuoi o non vuoi, ti fa fare pure tardi.
E così eccoci qua. A parlare di Alessio Bernabei e dei Dear jack. Di professione lui cantante e loro band. Nati congiunti l’anno scorso, divisi e contrapposti oggi, sul palco dell’Ariston. “Coso e i cosi”, dice Il fatto quotidiano. Protagonisti su Viterbopost esclusivamente per via delle loro origini viterbesi.
Il Bernabei ex Dear Jack, si è concesso alle mummie in sala e ai telespettatori a casa, ieri sera intorno alle 11. Urlando alle sue giovani fan “Noi siamo infinito”. Maglietta fighetta. Balletto coinvolgente. Ciuffo acchiappa-signorine. Risultato? Un brodino. Che passerà per radio, che vincerà dischi di presunto platino. Che, se non ci fosse stato, nessuno se ne sarebbe accorto.
Non sappiamo con precisione se Bernabei è stato inserito o meno tra coloro i quali rischiano di essere eliminati. Sanremo, d’altronde, finisce alle 5 di mattina. Ci riteniamo pertanto giustificati.
Due giorni fa, invece, in occasione del gran (eufemismo) debutto, è stata la volta dei Dear Jack (senza Bernabei). Il loro brano “Mezzo respiro” ha, secondo pubblico e critica specializzata, firmato la definitiva condanna a morte del progetto “Caro Giacomo”. Non è piaciuto, no. Né la musica né tantomeno le parole. “Moscio e scontato”, così l’han definito. In più non ha convinto neppure il novello cantante Leiner Riflessi (che ha infilato una serie interminabile di stecche). E, se non bastasse, la combriccola è altresì finita tra color che son sospesi. Parcheggiata in un angolo, in attesa della mazzata dell’esclusione definitiva.

Bernabei, un anno fa e coi suoi ex

Bernabei, un anno fa e coi suoi ex

E in fin dei conti, senza nulla togliere ai tipi (che magari saranno anche ottime persone) era logico che finisse così. Che ci fa un gruppo in gara senza il suo prezioso frontman (o viceversa)? Che senso ha invitare quattro musicisti solo per vedere come si contrapporranno al Bernabei già contrapposto? Cosa possono dare questi qua alla musica, considerando che il loro percorso si riassume in un’annata da Maria de Filippi e una sequela infinita di concerti nei luoghi più assurdi dello Stivale?
Lo avevamo scritto, tempo addietro: il mercato discografico produce sottoprodotti deperibili nel breve tempo. Li catapulta dove vuole e per quanto meglio crede. Li succhia come gamberetti, li pone su un altarino, e poi li colloca in un cassetto insieme ai calzini spaiati.
Unendo i pezzi di Bernabei e dei Dear il titolo parla chiaro: “Siamo (in)finiti in mezzo respiro”. Succede, d’altronde, quando si imboccano le corsie finto-privilegiate dei talent.
P.S. Il brano di Elio è follemente geniale.

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