Qual è la situazione oggi, venerdì 5 febbraio, dei dearsenificatori nella Tuscia? Nel senso, chi si occupa della loro manutenzione dopo che qualche giorno fa (1 febbraio, lunedì) è ufficialmente scaduto il periodo in cui a prendersi cura della questione era la Regione stessa (tramite la medesima azienda che li aveva installati)? Non si sa, o meglio si sa che sono stati presi in carico da Talete, almeno quelli ricadenti nei territori dei comuni che della società sono soci. E gli altri? Quelli che come Tuscania aveva ricevuto una sorta di diktat ad occuparsene direttamente o a cedere il servizio a Talete, restano nel limbo.
L’amministrazione guidata dal sindaco Fabio Bartolacci aveva risposto alla comunicazione della Pisana con una missiva ufficiale nella quale non solo si ribadiva che non c’era alcuna intenzione di entrare in Talete, ma contestualmente si diffidava la Regione a continuare a garantire il servizio di manutenzione. Sul tema è illuminante un intervento del sindaco di Civita Castellana Gianluca Angelelli a proposito dell’entrata in funzione di altri due impianti di dearsenificazione nel territorio civitonico: quello di di Sassacci e quello di Casale Ettorre, dopo che due anni fa erano stati consegnati quelli situati al Barco e al Faleri. “Contestualmente alla consegna dei dearsenificatori – spiega il primo cittadino – la società che li ha realizzati ha reso noto che è stato appaltato ed affidato alla medesima società da parte della Regione Lazio l’incarico di realizzare finalmente il defluoratore all’acquedotto del Faleri”. Insomma Civita Castellana ha risolto i suoi problemi e anche quelli della manutenzione, visto che fa parte di Talete “l’unico gestore – sempre lui – titolato alla distribuzione dell’acqua sull’intera provincia di Viterbo, e quindi i comuni che non sono confluiti in Talete e che non gestiscono l’acqua attraverso Talete sono fuorilegge”.
La presa di posizione di Angelelli non fa una piega: c’è una legge nazionale che impone la partecipazione e la sottoscrizione delle quote a tutti i comuni. E allora come si spiega che in tutto il Lazio siano oggi presenti un centinaio di gestori del servizio idrico? La motivazione è molto semplice: da un lato, il consiglio regionale deve ridisegnare gli ambiti di bacino (una decisione che avrà un peso determinante sui futuri assetti gestionali), dall’altro, non c’è stata una precisa volontà politica da parte di Zingaretti e dell’assessore Refrigeri che, almeno finora, non hanno preso provvedimenti concreti nei confronti di chi non si adegua. Vale la pena ricordare che qualche mese fa la stessa Regione aveva comunicato ai comuni “fuorilegge” che si sarebbe proceduto al commissariamento qualora queste amministrazioni avessero continuato a non aderire a Talete. Che cosa è successo? Nulla, assolutamente nulla. Il che significa semplicemente che le minacce sono rimaste sulla carta.
Va ricordato ancora che. venerdì scorso in Provincia, l’assemblea dei sindaci dell’Ato ha deliberato e approvato un protocollo d’intesa con la Regione Lazio, con il quale quest’ultima si impegna anche per il 2016 a finanziare la gestione dei dearsenificatori. Oltre a poter prelevare subito un milione di euro (dai 15 complessivamente stanziati per il triennio 2016-2018) per mettere una pezza al bilancio 2014, quello per intendersi che la gestione Bonori aveva chiuso con un disavanzo di 4,3 milioni, diventati appena 21mila euro dopo la “rivisitazione” del nuovo consiglio di amministrazione.
Però, non è che le cose funzionino alla perfezione a Civita Castellana. Il sindaco Angelelli annuncia anche di non aver ancora ritirato l’ordinanza di non potabilità “perché ho sempre ritenuto – spiega – che il fluttuare dei valori mini la fiducia dei cittadini rispetto a ciò che bevono”. E’ successo infatti che gli ultimi valori del parametro arsenico sia al Barco che al Faleri che a Sassacci sono di nuovo oltre i limiti di legge. “Di ciò tempestivamente – aggiunge – è stata data denuncia sia all’Ato che al gestore che alla Regione Lazio e nei prossimi giorni si procederà velocemente alla sostituzione dei filtri finanziati dalla Regione Lazio”. Con una conclusione al veleno: “Vale la pena evidenziare che la Regione Lazio pagherà nel 2016 la sostituzione dei filtri solo per i comuni che sono in Talete, come il nostro, mentre i comuni che non sono in Talete dovranno finanziare con soldi del proprio bilancio la gestione degli impianti”.
Un’ultima considerazione: i dearsenificatori sono costati milioni di euro e molti altri soldi (di Talete, della Regione o dei comuni, ma sempre pubblici) dovranno essere sborsati per la manutenzione. Con il risultato che i parametri qua e là (e comunque abbastanza spesso) continuano ad essere fuori dai limiti. Davvero un bel guadagno… Per i cittadini, in primis.