Tutto come prima. Anzi peggio, per certi versi. Il Consiglio comunale salta per l’ennesima volta: i 7 dissidenti del Pd non si presentano, come si sapeva; la minoranza, a parte il cinquestelle De Dominicis, non entra in aula e il numero dei presenti di ferma a 13. Ci sono il sindaco, 11 esponenti della maggioranza (ammesso che si possa ancora utilizzare un’espressione simile) e appunto l’esponente grillino. Troppo poco, visto che servivano 17 presenti più il primo cittadino. Tutto da rifare.
Le notizie più importanti, comunque, arrivano dal dopo. Parte l’assessore Alvaro Ricci: “Abbiamo 7.2 milioni di euro per le opere pubbliche, già progettate e approvate e soltanto da cantierare che, senza i nuovi revisori, non possono partire. Si aspettava soltanto la ratifica della variazione di bilancio, ma ora si rischia di perdere tutto: di questo ne siano consapevoli i consiglieri di maggioranza che non c’erano e quelli di minoranza. Così fanno un danno serissimo non a questa amministrazione, ma a tutta la città e ai cittadini’’. Con frecciata finale alla precedente amministrazione: “Quando guidavo il Pd, ed eravamo all’opposizione, tenemmo il numero legale al centrodestra per consentire l’approvazione dei progetti Plus. Da Giulio Marini mi aspettavo qualcosa del genere, e invece no’’. La parola passa a Leonardo Michelini: ”Ribadisco il no alle dimissioni. Non mi dimetterò e vado avanti. Il bene comune dovrebbe prevaricare gli interessi della politica, e mi rivolgo all’opposizione, anche se so benissimo che il problema è nostro, la crisi è nostra. Notaio, dimissioni, sfiducia: ne ho sentite di tutti i colori. Chi ha poco coraggio vada dal notaio, chi ne ha di più venga in consiglio comunale piuttosto, visto che è la sede deputata per affrontare e discutere le cose”.
Si aspetta qualche minuto e tocca alle opposizioni farsi sentire. Immediata precisazione di Giulio Marini: “Il Pd tenne il numero il numero legale in una sola circostanza, quando si discuteva delle cucine dell’ex ospedale. Se quel punto non fosse passato, lo avrei ripresentato in un’altra forma. Io sarei stato capace di farlo e il Plus sarebbe andato avanti ugualmente”. Il resto è un florilegio di accuse e richieste di dimissioni. Si va dal “vinavil”, neo soprannome affibbiato da Gianmaria Santucci al sindaco, alla mobilitazione dei cittadini per scoperchiare il tetto di Palazzo dei Priori (copyright Chiara Frontini, che parla anche di emergenza democratica), al pari di quanto avvenne qualche secolo fa durante l’infinito conclave che non riusciva ad eleggere il papa. Ma qualcuno fa subito notare che bisognerà trovare i soldi per riparare i danni… “Siamo ostaggio di una parte della maggioranza”, sibilla il forzitaliota Claudio Ubertini; “Consiglio occupato da una maggioranza che non esiste più”, conferma il fratello italiano Luigi Maria Buzzi. “Il sindaco non si è dimesso? – si chiede il Gal Sergio Insogna – Ma lui è già dimesso sul piano politico, amministrativo e morale. Non si capisce se è masochista, incosciente o se qualcuno lo obbliga a stare lì”. “Siamo sul Titanic che affonda – ci mette il carico il fondarolo Santucci – e si chiedono se funzionano gli estintori… Ma quante umiliazioni deve subire ancora Michelini per convincersi a lasciare?”; “Sindaco senza senso civico”, affonda il misto Galati. “Siamo pronti ad andare dal notaio – aggiunge il pentastellato De Dominicis – ma è ovvio che non dipende solo da noi”. C’è anche il consigliere regionale Daniele Sabatini (cuoritaliano): “In Regione, Viterbo oggi viene considerata lo zimbello dei capoluoghi. E aggiungo che ha già perso diverse occasioni per partecipare a bandi regionali riguardanti ambiente, lavori pubblici, trasporti, edilizia sociale. Per non parlare del problema delle rsa tutt’altro che risolto”. E Insogna parla anche di “scandalosi tentativi di campagna acquisti nei confronti di alcuni consiglieri di minoranza”.
Mentre gli interventi si susseguono, arriva la notizia del prossimo consiglio comunale: prima convocazione domani alle 15,30; seconda venerdì alle 16,30. E qui partono immediatamente un po’ di calcoli: nella prima seduta, servono 17 più consiglieri più il sindaco. Se le cose non cambiano, la Michelini’s band non ce la fa. Nella seconda ne bastano 11 (ai quali potrebbe aggiungersi anche il vivaviterbicolo Filippo Rossi, ieri assente) e quindi i numeri ci sarebbero. A questo punto, le opposizioni entreranno in aula (lo hanno già preannunciato) e parteciperanno alla discussione e alla votazione sul primo punto all’ordine del giorno (la nomina dei revisori dei conti). Decisamente più impervio il cammino per i punti successivi, per i quali la maggioranza (meglio, quel che ne resta) avrà comunque bisogno di 14 voti favorevoli per l’approvazione. Sempre ammesso che una svolta non sortisca dalla riunione romana di oggi fra il vice segretario nazionale del Pd Lorenzo Guerini, il segretario regionale Fabio Melilli con tutti i parlamentari e i consiglieri regionali della Tuscia. Sempre ammesso che qualcuno, nel frattempo, non abbia imboccato la strada per andare dal notaio…