Fino a pochi anni fa, la sanità viterbese poteva avvalersi della preziosa attività svolta da istituti accreditati, tra i quali Villa Buon Respiro, Villa Rosa, Villa Immacolata, Villa Paola, clinica Nuova Santa Teresa e Salus, strutture che hanno fornito il loro apporto specialistico e la disponibilità di posti letto, rivelatisi di fondamentale utilità alla luce dei notevoli tagli imposti da un “piano sanitario regionale”, particolarmente severo per Viterbo e la sua provincia.
Ma questa preziosa cooperazione, ormai, si è ridotta al lumicino se è vero, com’è vero, che un giorno sì e l’altro pure (vuoi per interventi governativi, vuoi per provvedimenti regionali) livelli assistenziali, posti letto, risorse economiche e risorse umane, registrano una progressiva e inarrestabile limitazione, con la percezione di “buona sanità” davvero ai minimi termini.
Ai più attenti, di certo, non è sfuggito l’abusato ricorso alla Prefettura, spesso invocata come ultima possibilità istituzionale per invalidare quelle operazioni che, diciamola tutta, all’interno delle strutture sanitarie accreditate, hanno causato riduzione e licenziamenti di infermieri, tecnici e altri operatori, chiusura di servizi, calo dei livelli assistenziali e sostegno alle attività amministrative a scapito di quelle preposte alla cura e alla sicurezza dei malati.
Tanto per calarci nel concreto, a Villa Rosa, l’inconcepibile si è tradotto in gravosa realtà con il licenziamento finanche di tecnici di radiologia e l’affidamento a “ditte esterne” di altro personale; Villa Immacolata, con la nuova gestione, ha bandito le assunzioni per le sostituzioni stagionali e, paradossalmente, ha diminuito il numero degli “assistenti di reparto” trasferendone alcune unità nei servizi amministrativi; Villa Paola, la famosa clinica dermopatica, acquistata dalla Fondazione Padre Luigi Monti, è costretta a mettere in “cassa integrazione” infermieri, togliendone altri addirittura dagli ambulatori specialistici; Villa Buon Respiro alle prese sempre con il ritardato pagamento degli stipendi e con la reiterata richiesta di riduzione di dipendenti e di prestazioni; la Nuova Santa Teresa, sicuramente il presidio sanitario più a “norma” della Provincia, continua ad essere la “cattedrale nel deserto”, costretta a ridimensionare gli organici per… mancanza di degenti, magari di quegli stessi malati che, per giorni e giorni, presso Belcolle stazionano nei corridoi o sulle barelle; per la clinica Salus, stessa sinfonia e stesso triste destino.
Di tale rovinosa situazione, che scarica i suoi disgraziati effetti sulla gente che soffre e sugli stessi operatori sanitari, esasperati, umiliati, intimiditi e sfruttati, nonostante i continui ammonimenti delle organizzazioni sindacali per la difesa dei diritti più elementari dei malati e degli stessi Lavoratori, sembra non incomodare più di tanto la Politica in generale ed anche la nostra amministrazione comunale, dove si è persa ogni forma di dignità e di buon senso politico nell’ignorare colpevolmente emergenze così disastrose per l’intera comunità.
Roberto Talotta, responsabile Dipartimento Sanità di FondAzione per la Tuscia