In mezzo a tutto questo bailamme, tra spostamenti di poltrone e di natiche, tra inciuci di una bassezza tremenda e accuse che manco all’asilo, il Comune pare che si sia dimenticato che esistono anche loro: i cittadini. Coloro i quali li avrebbero anche votati (per dire). Coloro i quali, ad esempio, attendono risposte riguardanti il futuro dei cari che hanno in casa di riposo.
Già. Ve lo ricordate il casino delle Rsa? Tutto è partito nel gennaio del 2015. Quando lo stravolgimento dell’Isee ha messo in ginocchio mezzo Stivale. In sostanza, per ricapitolare un poco la cosa, lo Stato ha deciso di tagliare i rubinetti. Di non assistere più la gente che ha bisogno. Di fregarsene, nascondendosi dietro la storiella della rilettura dell’indicatore di cui sopra.
Così, d’incanto, un numero sterminato di famiglie è andato a zampe per aria. Arrivando addirittura ad accumulare debiti, pur di permettere una fetta di vita decente alla nonna, allo zio, o a chi per loro.
Bene. Il Comune all’epoca si era mosso. O almeno, ci aveva provato. Un anno di trattative, non estenuanti ma decenti, fino allo scorso 31 dicembre: “Abbiamo trovato il modo – pubblico annuncio – sistemiamo a breve”. E daje. Miracolo.
“Ed invece il silenzio prosegue – spiega Mauro Perelli, di Aforsat – siamo in 93 ad aspettare, e non ne possiamo più”.
Perelli, per chiarire, è una persona come tante. Che ha perso lavoro alla soglia dei cinquanta come tanti. Che non sa dove sbattere la testa come tanti. Che ha madre e padre a carico, come tanti. “Mia mamma è in clinica – ancora lui – 86 anni, colpita da ictus, completamente incapace di qualsivoglia cosa. Impensabile collocarla altrove. Per tenerla lì mi ritrovo 14mila euro di arretrati. Dal Comunr ci avevano detto che erano giunti finalmente ad una soluzione, ed invece poi sono spariti. Nel mentre è partito il 2016, e quindi hanno ripreso a macinare pure i debiti”.
Non solo. Già, perché per qualcuno che non paga (logico, non può), c’è qualcun altro che non riscuote. “Mi chiedo quanto riusciranno a tirare avanti le strutture – sempre Perelli – finirà che molleranno anche loro. Un tempo per portarvi dentro un familiare dovevi fare la fila, metterti in lista. Oggi le case sono mezze vuote. Non lo so proprio come finiremo”.
Il messaggio è lanciato, semplice e diretto. Se qualcuno si scomodasse a rispondere, sarebbe gesto gradito.