Partiamo dai numeri: Leonardo Michelini ha stravinto a Viterbo città, dove ha ottenuto 1.686 voti, corrispondenti a una percentuale del 53,83 per cento. Francesco Serra ne ha incassati 1.030 (33,89 per cento) e Raffaella Valeri 416 (13,28 per cento). Ma l’ex presidente della Coldiretti ha tagliato per primo il traguardo anche in due delle tre frazioni: a Bagnaia, col 59,09 per cento (Serra ha ottenuto il 28,46 per cento, la Valeri il 12,44 per cento) e a Grotte S. Stefano, con l’80,12 per cento (Serra ha ottenuto il 15,66 per cento, la Valeri il 4,21 per cento). Insomma, una vittoria netta dappertutto meno che a San Martino al Cimino, che ha rappresentato l’anomalia di queste primarie. All’ombra dell’abbazia cistercense infatti, Francesco Serra ha sbaragliato il campo con un risultato bulgaro (84,52 per cento), lasciando all’ex presidente della Coldiretti l’11,75 per cento e a Raffaella Valeri un misero 3,72 per cento.
Nonostante ciò, alla fine Michelini ha vinto, superando – anche se di poco – la soglia di sbarramento del 50 per cento (se fosse stato previsto il ballottaggio, come nello scontro Bersani-Renzi, sarebbe stato annullato) con un voto abbastanza omogeneo, tranne appunto l’anomalia di San Martino.
Allora, per dare una spiegazione a questo fenomeno, è toccato andare a ripescare i risultati delle ultime elezioni comunali, svoltesi nel 2008, nelle cinque sezioni (la 54, la 55, la 56, la 57 a Villa Immacolata e la 58 a Tobia) che abbracciano il comprensorio sammartinese, lo stesso che ha coinvolto gli elettori delle primarie di domenica. Ebbene, leggendo i numeri s’è scoperto che cinque anni fa il centrosinistra nel suo insieme (con candidato a sindaco Ugo Sposetti, pezzo da 90 del Pd) racimolò al primo turno nelle cinque sezioni suddette 977 voti su 3.313 voti validi, corrispondenti al 29,49 per cento.
Detto che un confronto omologo dei dati può essere soltanto empirico, non può però balzare all’occhio che a San Martino ci sarebbe stata una vera e propria rivoluzione copernicana, con la nascita di un granitico schieramento di sinistra prima inesistente. Tutto ciò ovviamente,volendo prendere per buono proprio quanto dichiarato da Serra, secondo cui il voto per Michelini sarebbe stato in qualche modo inquinato dal centrodestra, mentre lui avrebbe raccolto soprattutto i voti del centrosinistra.
Forse proprio a San Martino è successo il contrario. Vuoi per l’innegabile carisma del candidato (che tra l’altro a San Martino ci abita), vuoi perché i riflettori dei media stavano tutti a piazza del Teatro e a piazza Mariano Buratti si è potuto agire più indisturbati.
Sia come sia, una cosa è certa: almeno il sindaco di San Martino Francesco Serra potrebbe farlo.
Al di là della maldestra arrampicata su numeri e percentuali, rimane il fatto che a San Martino nessuno dei collaboratori degli altri competitor di Serra (presumiamo ce ne fossero come negli altri seggi) ha visto truppe cammellate di qualsiasi colore votare in massa per Serra. A piazza del Teatro, invece, tutti hanno visto il clan Gigli al gran completo e finanche i calciatori del Pianoscarano “invitati” dal fioroniano di ferro Ciorba a votare Michelini. Questi sono fatti, non supposizioni. Un consiglio non richiesto a Sassi: la prossima volta, invece di intrattenersi in amichevoli conversazioni con Fioroni & Co., vada a smascherare le trame oscure dei nemici dei suoi amici.