Puntuali, come la pipì quando si è al cinema o l’autogestione scolastica prima di Natale, tornano i saldi. Che cominciano oggi. Tra gente che tira fuori il cavallo e l’armatura pur di arrivare a quel paio di jeans lì. O altri che, invece, rimarranno quindici giorni chiusi in casa pur di non imbattersi in imbuti claustrofobici da pedalino.
Comunque. I cervelloni di turno stimano che in questo giro di danze gli italiani spenderanno quasi sei miliardi di euro. Ogni famiglia, in sostanza, sborserà sulle quattrocento carte scarse. Qualche punto in più rispetto al passato recente. Ma molto, molto meno, in confronto ai magnifici e scellerati anni d’oro. Che, detto con ottimismo, non torneranno mai.
Si è partiti dapprima in Basilicata, Sicilia, Campania e Valle d’Aosta. Poi, via via, si sono accodate le altre regioni. Giacché il regolamento è proprio regionale. E quindi ognuno fa quello che gli pare, per dirla alla Max Gazzè.
Prodotti preferiti. In cima alla lista dei desideri c’è sempre l’abbigliamento. Nonostante Internet faccia sconti tutto l’anno. Nonostante cinesi e paraculi di turno offrano (finte) marche a due spicci da gennaio a dicembre.
Seguono le calzature. Per le quali vale il discorso di cui sopra. Insieme agli accessori. Idem con patate. Appresso si trovano poi biancheria intima (difficile da misurare in rete), articoli sportivi e pelletteria.
E questo è più o meno quanto. Vale solo la pena di rivangare in leggerezza dinamiche e appelli che si ripetono con cadenza annuale. “Attenti ai falsi sconti”, ricordano da un pinzo. “Se non si può misurare non compratelo”, riecheggia da un altro. “Ci debbono essere, sul cartellino, prezzo iniziale, finale, e percentuale di calo”, ancora. “Non fidatevi delle occasioni stratosferiche, almeno all’inizio, e andate da chi conoscete”, chiusura.
Il mito da sfatare invece è uno. Tutta la merce che si acquista si può riportare indietro. Anche quella in saldo. Purché però non conforme a quanto scritto (taglia sbagliata), o rovinata. Altrimenti la patata bollente è a discrezione del commerciante.
Altra piccola curiosità: chi ha il cosiddetto “pos” (che non è ancora obbligatorio, la faccenda è contorta ma è così) deve accettare pagamenti con carta sulla totalità della merce. Poco importa che sia a prezzo pieno o in saldo. Chi non lo ha naturalmente si muove solo sui contanti, ma deve comunicare anzitempo che non possiede il cosetto telematico. Le vie burocratiche dello Stivale, stando ai fatti, sono infine.
Buona ricerca, dunque. E buoni affari.