D’ora in poi, quando si digiterà su Google la sigla Nco, non apparirà più (o non solo) la storia di don Raffaele Cutolo e della Nuova camorra organizzata. Appariranno altre organizzazioni: Nuova cooperazione organizzata, Nuova cucina organizzata, Nuovo commercio organizzato. Decisamente più nobili e meno sanguinarie di quel gruppo di delinquenti che mise a ferro e fuoco terre splendide, controllando attività illecite (spaccio, racket, gioco d’azzardo), ma anche quelle che dovrebbero essere lecite e aperte a tutti, a cominciare dagli appalti pubblici. Fanno parte, quelle nuove Nco, di un apparato assai più vasto che si raggruppa sotto un’altra sigla: Rete di economia sociale. “Noi siamo l’altra Italia”, scandisce Simmaco Perillo, presidente della cooperativa sociale Al di là dei sogni. Quella che non si arrende, quelle che lotta e non china la testa, quella che si ribella al contropotere delle camorrre, delle mafie, delle ‘ndranghete, delle sacrecoroneunite: criminalità che, in diversi casi, si è letteralmente sostituita allo Stato.
Le Nco hanno ottenuto dallo Stato, per il tramite dei Comuni, i terreni e i beni confiscati alle organizzazioni criminali. E per farci che? Innanzitutto, non è una procedura semplice perché si vanno a toccare e a ledere gli interessi dei criminali: “I camorristi – spiega in un appassionato intervento Perillo – lo mettono in conto di finire in carcere. Diciamo che fa parte dei rischi del mestiere… Non sopportano, però, che qualcun altro possa godere delle loro terre, delle loro case, delle loro proprietà. E siccome i tentacoli delle mafie sono assai lunghi ed arrivano spesso nel cuore delle burocrazie della pubblica amministrazione, ecco che spesso riescono a mettere i bastoni fra le ruote…”. Come che sia Simmaco, che nella vita fa l’assistente sociale, ci è riuscito ed ha ottenuto dal Comune di Sessa Aurunca (in provincia di Caserta) un possedimento di 17 ettari con tanto di casale, appartenente al clan locale. E’ la terra dei fuochi, dei rifiuti, di Gomorra… “No – interviene – sono semplicemente le Terre di don Peppe Diana”. Proprio lui, il parroco di Casal di Principe ucciso mentre si apprestava a celebrare messa. Sempre Perillo: “Era un prete che amava stare con i giovani, che parlava ai giovani, che voleva strapparli al destino di finire in un’organizzazione camorristica. Sì, perché il reclutamento avviene soprattutto fra i giovanissimi: nei nostri cimiteri in Campania è altissima la percentuale di ragazzi morti presto, troppo presto. In trent’anni abbiamo contato 1347 morti ammazzati e fra loro sono tanti gli innocenti, quelli che non c’entrano nulla… Una guerra, un’autentica guerra”.
Superando mille problemi, dormendo per mesi nel sacco a pelo, Simmaco Perillo prende possesso di quell’immobile e di quella terra: vuole creare una cooperativa sociale per persone svantaggiate. Lo rimettono a posto e a norma e finalmente il 21 marzo di 5 anni fa nasce Al di là dei sogni: ci fanno le mozzarelle. Ma la terra è tanta, ci si può allargare, si possono coltivare ortaggi e altre cosette. “Il passo successivo – continua – è stato mettere insieme realtà diverse che operano in zone vicine e che fanno più o meno le stesse cose. E’ così che nasce Res. Devo dire grazie a don Ciotti e all’associazione Libera che ci ha dato consigli, che ci ha indirizzato, che ci ha spronato nei (tanti) momenti difficili”.
“E mo’ che facciamo?” si sono chiesti decine di volte. E’ nata così l’idea di una scatola natalizia con i prodotti di quelle terre confiscate. E come la chiamiamo? Nasce così “Facciamo un pacco alla camorra”. Che prende in giro i boss perché il “pacco” non è solo la confezione, ma anche la fregatura. La sintesi? “Vi abbiamo fregati e quindi siamo più forti di voi”. Anche se voi sparate e noi non abbiamo armi. E fra i prodotti della Campania, ce n’è anche uno (una crema di cipolle rosse) confezionato nella Tuscia dove agiscono quattro cooperative sociali: Alice (guidata da Andrea Spigoni), Gea, Punto a capo e Fattorie solidali. Persone che operano nel welfare, surrogando la presenza di uno Stato spesso assente e sempre insufficiente nei suoi interventi.
C’è un ulteriore passo in avanti con la nascita anche a Viterbo del gruppo di lavoro sulla legalità “Cento passi per…”, rappresentato nella circostanza da Umberto Cinalli e da studentesse di tre scuole superiori: Santa Rosa di Viterbo, Cardarelli di Tarquinia e Dalla Chiesa di Montefiascone. Leggono un documento nel quale si ribadisce l’impegno non solo a combattere il malaffare e le criminalità organizzata, ma anche le collusioni e le complicità. Il brodo di coltura dove le mafie prosperano e si ingrassano. Primo esempio concreto? Continuare a cercare di far luce sulla morte di Attilio Manca, l’urologo viterbese morto nel 2004. Ufficialmente è stato suicidio, ma la famiglia continua a credere e a combattere perché sia trovata la verità vera che, per loro, è il riconoscimento di un omicidio, commissionato perché il medico era stato testimone di un intervento chirurgico subito dal superboss Bernardo Provenzano.
Di quei pacchi ne sono stati confezionati mille per il formato grande e sono stati tutti venduti. “Comprateli – conclude Simmaco Perillo – perché non solo contengono prodotti buoni da mangiare, tutti biologici, ma soprattutto perché dentro ci sono i sentimenti”. Buon Natale, ragazzi.