Forse un giorno capiremo come stanno veramente le cose. Chi ha ragione e chi torto. Se l’Inter vincerà in campionato. Chi ha colpa nella strage di Ustica. Se Elvis, Micheal Jackson e Andreotti sono veramente morti. E così via.
Nel frattempo, comunque, possiamo serenamente stare a quanto dice il Tar. Che si è espresso ieri l’altro. E che ha dato ragione al Comune di Viterbo.
Il tribunale amministrativo regionale, infatti, si è pronunciato su quanto concerne la patata bollente del termalismo. Abbracciando la proposta dell’amministrazione di scendere da 40 a 22 litri di acqua erogata al secondo. Dove? Ma chiaro, alle Terme dei Papi. La struttura gestita dalla famiglia Sensi.
Che, attraverso le parole del capostipite Fausto, torna oggi (e su queste colonne) a discutere: “Non ho ancora letto la sentenza – spiega – spero di averla a breve sottomano. Qualche idea in ogni caso me la sono fatta, e sono pronto a replicare”.
Bene. Si procede quindi punto per punto. Uno: i giudici hanno evidenziato che Terme dei Papi sta gestendo la struttura in gestione temporanea, essendo il contratto col Comune scaduto in data 31 marzo 2013 e prorogato fino a luglio 2014. Questione per cui non sono più vincolanti i criteri del contratto originario. “Immaginatevi come possiamo lavorare noi – apre – senza programmazione, navigando a vista. Con l’impossibilità concreta di fare impresa”.
Due: il Tar fa presente che i gestori lamentano l’impossibilità di mandare avanti il tutto con la metà dell’acqua, ma in realtà non spiegano tecnicamente le ragioni dell’insufficienza. “Ci sono due relazioni – ancora lui – la prima del 2006, la seconda di questo febbraio. È nero su bianco il fatto che per sopravvivere necessitiamo almeno di 31.8 litri. Il Comune a questi ci taglia l’acqua della piscina. Che poi sarebbe il fiore all’occhiello della struttura. Come possono campare le Terme senza piscina?”.
Tre: il Tar ravvisa nella delibera del consiglio l’intenzione di tutelare il bacino idrotermale. “Forse sarebbe più opportuno guardare gli sprechi – aggiunge – alle Zitelle e al Bullicame ci sono due perdite da tempo immemore. Se non bastasse, i pozzi abusivi censiti sono centotrenta. Chiudessero quelli allora”.
Perfetto. In tutto ciò, come si va avanti? “Innanzitutto leggiamo le carte – chiude Sensi – riflettiamo. E poi puntiamo ad una soluzione. Noi ci proveremo, sperando di tutelare almeno i dipendenti e gli interessi della collettività”.