“Scusi, che per caso ha visto il percorso archeologico? Sono cinque anni che non lo trovo”. E questa è la strana quanto insolita domanda che il Movimento Cinquestelle gira al sindaco di Tarquinia, Mauro Mazzola. Ma per capire come sono andate le cose, tocca di fare un bel salto indietro nel passato. Che altrimenti la confusione, già di per sé bella fitta, rischia di aumentare a dismisura.
Dunque. Correva l’anno 2010, e mentre l’Italia pallonara si apprestava ad una discreta figuraccia in Sud Africa, sul litorale si stavano costruendo una serie di palazzine. La ditta preposta era la Domina srl, e la zona in fase di trasformazione era quella nei pressi dello stadio. In località Madonna del Pianto (un nome, un programma).
Durante le normali operazioni iniziali, si decise di abbandonare l’opera. Poiché sotto terra ci stava qualcosa di “intoccabile”. Non è dato sapere se si è inciampati in un coccetto, piuttosto che nella tomba di Tutankhamon. Ma poco importa, ai fini dell’articolo. Il punto è che la Domina ha mollato il cantiere, seppur era stato steso il più classico dei veli (eufemismo) di cemento.
A questo punto delle storia entra in ballo il Comune. Che, sapientemente, stringe un accordo con l’apparato edilizio. “Io ti giro gratuitamente la possibilità di edificare su una tua fetta di terra lì a fianco, con una variante urbanistica- la sintesi – tu in cambio mi regali l’area, e anche i soldini per ridisegnare lo scavo”.
E questo è quanto. La Domina ha realizzato le sue casette qualche metro più avanti, senza intoppi. E nelle casse amministrative ha versato 178mila euro. Una bella cifra, preposta alla trasformazione del primo blocco-bloccato in un percorso archeologico.
Tutto è bene quel che finisce bene, si direbbe. Anche se… “Anche se sono passati cinque anni – spiega Marco Dinelli, consigliere comunale e portavoce tarquiniese della Grillo band – ed il cemento ancora sta lì”.
La ditta, in sostanza, ha rispettato gli accordi. Il Comune, però, seppur ha messo in tasca un discreto gruzzoletto, ancora non si è mosso. “Abbiamo chiesto lumi in sede di Consiglio – prosegue – è trascorso un mese, i termini sono scaduti, e continua il silenzio. Vogliamo vederci chiaro, a questo punto. Che fine hanno fatto quei soldi?”.
Già, i 178mila euro dove stanno? Il progetto c’è, l’esecutivo molto probabilmente è stato anche depositato, ma la cifra (vincolata, per giunta) fluttua nell’etere.
Si attendono chiarimenti. O magari una troupe di Chi l’ha visto.