”E io pago” avrebbe detto Totò. Ma anche dalle nostre parti, senza per forza scomodare il principe De Curtis, è possibile trovare esempi di amministrazioni solventi che non si tirano indietro quando c’è da sborsare risorse per erogare servizi essenziali. Nella fattispecie, se parliamo di residenze sanitarie assistenziali, il riferimento è ai servizi sanitari e sociali. Quelli per cui essere in regola con i pagamenti diventa quasi più un dovere etico che un affare meramente amministrativo.
Dopo i ricorsi al Consiglio di Stato da parte dell’associazione Aforsat contro il Comune di Viterbo, che di contribuire al pagamento delle rette Rsa proprio non ne vuole sapere, e sulla scia di quando accaduto a Sutri, dove il sindaco Guido Cianti ha annunciato il ritiro di un’altra contestata delibera, se si ampia il raggio di osservazione e si fa un giro per le amministrazioni locali della Tuscia, si possono trovare diversi modelli positivi di politiche sociali che funzionano e non danno adito a contestazioni da parte degli utenti.
Tra gli esempi virtuosi di amministrazioni comunali che sono in regola con la partecipazione al pagamento alle strutture sanitarie delle rette per pazienti con redditi inferiori ai 13mila euro, spicca Tarquinia, secondo comune della provincia dopo il capoluogo per numero di abitanti.
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