C’è chi può e chi no. Alla Asl solo in 17 ce l’hanno fatta. Mentre sono centinaia i precari che da anni lottano tra scadenze contrattuali, proroghe e mancati rinnovi, soltanto loro hanno ottenuto l’agognato posto fisso. Come? La vicenda si trascina dal 2009, da quando un protocollo siglato con l’allora presidente della Regione Piero Marrazzo consentiva la stabilizzazione dei precari su posto vacante e in graduatoria di concorso. Già allora 37 ottennero il cambio di contratto, ne rimasero fuori 23 che invece di essere nel concorso aziendale erano in uno esterno. Ebbene, 17 di questi hanno presentato ricorso al giudice del lavoro che lo ha bocciato. Epperò la direzione strategica, accampando che la sentenza non fosse del tutto negativa e che in secondo grado il giudizio potesse essere ribaltato (con corollario di risarcimenti da saldare), ha deciso di firmare comunque la stabilizzazione. La sigla in calce alla delibera è del commissario straordinario Antonio De Santis, del direttore amministrativo GiovanBattista Grassi e di quello sanitario Marina Cerimele.
La delibera ha creato scalpore. E rabbia tra infermieri, portantini, tecnici e medici con contratti a termine, partite iva, co.co.pro. e chi più ne ha più ne metta. Loro si sentono esclusi di fronte a pochi graziati. Il rischio è che scoppi una guerra tra poveri che la Asl avrebbe potuto evitare se del procedimento avesse reso partecipi perlomeno i sindacati, i quali invece hanno appreso la notizia dalla stampa. “Nutro dubbi – dice Mario Malerba, segretario della Fps – che l’atto possa rientrare nell’ordinaria amministrazione”, ovvero tra le attività di competenza di un commissario straordinario. “Soprattutto perché si tratta di una stabilizzazione mascherata da ricorso”, chiosa il cislino. Più pesante la Fials, col segretario Vittorio Ricci che minaccia di denunciare tutto alla Corte dei Conti. “Non hanno aperto – accusa il rappresentante del sindacato autonomo – alcuna trattativa coi sindacati per dedicare una corsia preferenziale solo a poche delle centinaia di precari dell’azienda. Perché? Non vorremmo pensare siano stati scelti sulla base della simpatia o delle amicizie”.
Più morbida la Uil, che difende la stabilizzazione ma accusa De Santis di usare due pesi e due misure. “Per tutti gli atti che chiediamo – afferma Angelo Sambuci – si trincera dietro all’impossibilità di prendere decisioni senza il consenso della Regione, poi ti stabilizza zitto zitto 17 dirigenti. Invece il bando per gli infermieri resta bloccato così come il ricorso al part-time che libererebbe posti di lavoro”. L’unica a esultare senza remora alcuna è la Cgil. “Una cosa fantastica. Una delibera che – afferma Andrea Filippi del coordinamento precari – apre la strada ad altre stabilizzazione. Tutti i precari dovrebbero esserne contenti. Chi dice il contrario è un cretino”.
E la Regione? Ecumenico il consigliere del Pd, Enrico Panunzi: “C’è un atto amministrativo e non credo che se non avessero potuto farlo lo avrebbero fatto. Se lì c’erano gli estremi, come credo, non vedo – conclude – dove sia problema. Poi la volontà politica della Regione è un’altra cosa: affronteremo il problema dei precari”. Un Panunzi stranamente remissivo su una vicenda così scottante, che perde tutto il suo notorio piglio decisivo tipico di un canepinese doc. Anzi, rischia di somigliare a un novello Ponzio Pilato. Mentre molti precari si chiedono: “Se questo è il nuovo corso promesso da Zingaretti, stiamo freschi”.
La Asl sconta i danni degli uomini (l’aggettivo mettetelo voi) imposti da Peppe Bucia Fioroni. E la magistratura ancora cincischia con le inchieste relative ad Aloisio e compagnia contante.