17112024Headline:

Consiglio, in scena un inutile balletto

Il centrodestra non sfonda e la maggioranza ritrova la compattezza (per quanto?)

Il sindaco Leonardo Michelini e la vice Luisa Ciambella: per loro non vale il divieto di sosta a Palazzo dei Priori

Il sindaco Leonardo Michelini e la vice Luisa Ciambella: per loro non vale il divieto di sosta a Palazzo dei Priori

Sfiducia respinta. Michelini resta in sella, chissà quanto saldamente si vedrà. Perché se è vero che il tentativo di spallata da parte delle minoranze era destinato a fallire, a parte qualche (improbabile) defaillance tra i banchi della maggioranza, è altrettanto vero che l’aria che tira in zona centrosinistra non può definirsi totalmente salubre. Continue fibrillazioni percorrono il Pd e gli alleati, tutti accomunati – è vero – dal desiderio di proseguire un’esperienza che finora proprio brillantissima non è stata (il giudizio è pressoché unanime pure tra i consiglieri che sostengono la Giunta), ma la situazione resta soggetta a tensioni che, ora qui ora là, affiorano e rischiano continuamente di mandare in tilt l’amministrazione.

Il consiglio comunale si apre e si chiude stancamente, senza guizzi particolari. Da una parte, le accuse di sempre: non avete fatto nulla e quello che si vede è figlio delle iniziative della precedente amministrazione, non avete un’idea di sviluppo della città; dall’altra le consuete repliche: avete lasciato macerie, Viterbo lentamente sta cambiando attraverso una serie di iniziative di respiro ampio che daranno i frutti nel tempo. Copione abbastanza scontato: se Sparta piange, Atene non ride. Al lettore il compito di assegnare i ruoli delle città dell’antica Grecia all’attuale fase politica viterbese. La sfiducia è uno strumento a doppio taglio: da un lato serve per contarsi, in entrambi i campi, dall’altro si rivela arma spuntata quando al gruppo dei proponenti non si aggiunga qualche scheggia impazzita della parte avversa. O era proprio questo l’intento di chi ha sottoscritto quel documento? Convincere qualcuno di maggioranza a traslocare armi e bagagli e a dare una pedata nel sedere al primo cittadino. Non tanto, magari, per arrivare al fatidico 17, il numero di voti necessari per approvare il documento, quanto per scalfire una maggioranza che, finora, al momento del bisogno si è sempre ricompattata. E restando, in tema, sarebbe il caso che il centrodestra faccia sapere ai cittadini che fine ha fatto la raccolta di firma per far sloggiare Michelini da Palazzo dei priori, annunciata in pompa magna con tanto di tagliando di verifica per “dopo Santa Rosa”, che a Viterbo è molto più che un modo di dire. Siamo quasi a Natale e della cosa si sono perse le tracce…

Gian Maria Santucci con l'ex sindaco Giulio Marini (Forza Italia)

Gian Maria Santucci con l’ex sindaco Giulio Marini (Forza Italia)

Un’onesta disamina della situazione attuale impone di dire che per gli enti locali (tutti, di qualsiasi colore) i tempi sono durissimi. I trasferimenti da Roma sono ormai pressoché assenti e per mandare avanti la macchina, tutti (di qualsiasi colore) hanno elevato la tassazione al massimo consentito. Ma se tutti (o quasi) i sindaci italiani avessero la possibilità, perché non dovrebbero spendere e/o investire? Perché il viterbese Michelini dovrebbe lesinare i contributi ai familiari dei ricoverati nelle Rsa, se ne avesse i mezzi? La verità è che soldi non ce ne sono da nessuna parte. Ed ora la mannaia dei tagli sta per abbattersi anche sulle Regioni che finora avevano goduto di una sorta di extraterritorialità finanziaria. Al di là dei pomposi proclami dei consiglieri regionali della Tuscia in quota centrosinistra che (un giorno sì e l’altro pure) annunciano fondi milionari (in euro) per ogni tipo di attività o iniziativa, restano i fatti: i cordoni della borsa saranno molto più stretti anche per la Pisana. Ad avere un po’ di pazienza, bisognerebbe andare a farsi i conti dal 2013 ad oggi e vedere quanti milioni sono stati promessi alla Tuscia e quanti ne sono realmente arrivati…

L’assise in Sala d’Ercole finisce con un voto scontato: gli 11 consiglieri di minoranza (assenti Moltoni e Galati) votano sì alla sfiducia, ma non basta. I 19 superstiti di maggioranza votano compatti, una volta tanto. Che cosa resta? Qualche citazione qua e là, anche di natura musicale; uno scazzo (l’ennesimo) tra Barelli e Insogna, il “diversamente di maggioranza” di Troili; il “non avete partecipato alla discussione sul bilancio perché non c’era nulla da spartire” di Daniela Bizzarri; l’evocazione insogniana verso Fioroni e il mitico “ho conosciuto Michelini quando mi ha rifatto il giardino di casa” di Augusta Boco from Grotte Santo Stefano (comunicazione che, con tutto il rispetto, non interessa proprio a nessuno). Stringi stringi, resta poco del consiglio comunale straordinario. Ne valeva davvero la pena?

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