17112024Headline:

New York e la maratona sognata una vita

Pino Brizi, piansanese doc, racconta le emozioni della corsa più importante del mondo

Pino Brizi a Ground zero

Pino Brizi a Ground zero

Piansano: terra di poeti (a braccio), pazzi (altro che santi) e corridori. Paesello dell’Alta Tuscia, noto ai più per essere “quel posto dove ci sono le pale”, eoliche naturalmente. E da oggi, con estremo piacere, anche terra natia di Pino Brizi. Che è venuto al mondo cinquantuno anni fa, ok. Ma tutto questo tempo gli ci è voluto per riuscire a realizzare un sogno, un’impresa, una follia, che con le sue primavere sulle spalle pochi altri sarebbero mai riusciti a replicare. E comunque a Piansano è stato il primo: questo non si discute.
Pino, per tutti “quello del Comune” quando era assessore, o “quello del karate” quando era istruttore, si è corso l’intera Maratona di New York. La più affascinante e conosciuta al mondo. Quarantaduemilacentonovantacinque metri. E sì, è ancora vivo. “Che emozione – racconta telefonicamente dalla Grande mela – cinquanta mesi di minuziosa preparazione, e ce l’ho fatta. Si è incastrato tutto alla perfezione. A volte basta un piccolo infortunio e salta ogni programma. Invece me la sono goduta per intero, attraversando i cinque quartieri. Incredibile”.

Pino Brizi con Manhattan alle spalle

Pino Brizi con Manhattan alle spalle

Già, incredibile per chi l’ha seguita su mamma Rai, figuriamoci per chi l’ha vissuta in prima persona. “In realtà in un certo senso mi sono portato dietro colleghi e compaesani – prosegue – bastava infatti scaricarsi un’app, collegarla al mio numero telefonico, e ogni cinque chilometri venivi avvertito del mio passaggio. È una delle mille trovate dell’organizzazione americana, veramente impeccabile”.
Che a New York tengano alla loro maratona è ovvio se non scontato. Dal ponte Verrazzano al Central Park infatti la folla è onnipresente, calorosa all’inverosimile e coloratissima. “Mi hanno aiutato – aggiunge – Trovarsi in una situazione tanto positiva mi è servito a migliorare i tempi. Ci ho messo 3 ore, 14 minuti e 26 secondi. Molto meglio di quanto ho fatto a Roma, per esempio”.

E allora, giacché si parla di cifre, diciamole tutte. “Siamo partiti in 50mila circa – spiega – puntavo a chiudere nei primi quattromila, ed invece mi sono ritrovato alla posizione 1862 della graduatoria. Enorme soddisfazione. Poi, a dirla tutta, anche 177esimo nella mia categoria. E di pazzi tra i cinquanta e i cinquantacinque ce ne eravamo davvero parecchi…”.

Prima della partenza, la visita amichevole in Comune a Piansano

Prima della partenza, la visita amichevole in Comune a Piansano

Chiusura con gossip. Cosa ha fatto Pino prima e dopo di correre? In fin dei conti si è fermato negli Usa cinque giorni. “Ho girato con mio figlio Damiano, scudiero perfetto – chiude col sorriso – e con la medaglia al collo che ti danno solo se la finisci, la maratona. Manhattan va vista, almeno una volta nelle vita. Cavolo se va vista. Tutto qua. Anzi, approfitto per salutare i colleghi del circolo di Finanza ‘Villa spada’. So che mi hanno seguito, l’avventura la dedico un po’ anche a loro”.

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