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Viterbese verso Grosseto: incroci e ricordi

In Maremma una partita particolare, almeno per la famiglia Camilli

Camilli con la sciarpa biancorossa del Grosseto

Camilli con la sciarpa biancorossa del Grosseto

Il calcio è una maledetta stronza. Che ti racconta le cose come non sono, che ti porta a spasso e poi ti lascia così, stupito davanti alla realtà. Grosseto contro Viterbese è una partita che – a sentire lo stesso pallone – non si sarebbe dovuta giocare. Non quest’anno, almeno. E invece domenica, ore 14.30 stadio Zecchini, eccoci qua. Non si sarebbe dovuta giocare per un sacco di ragioni, tutte apparentemente fondate, razionali, logiche.

Il Grosseto aveva chiuso baracca e burattini. Piero Camilli aveva lasciato, e diceva di voler fare lo stesso con la Viterbese. Tifosi sull’orlo di una crisi di nervi, strano gemellaggio di umori tra la Maremma e la Tuscia. Ma l’estate è lunga da passare, come dice quella canzone. E così succedono parecchie altre cose. Il Comandante molla comunque in Toscana, ma non qui. Anzi, rilancia, e prova il colpaccio del ripescaggio. Viterbo spera, Grosseto si lecca le ferite ma prova a ricostruire, perché quella è terra di lavoro, sono fatti così. Arriva una nuova società, si comincia a credere (almeno) in un’Eccellenza, poi addirittura diventa serie D. Ancora, però, il derby non sembra possibile: Grosseto tra i Dilettanti, Viterbese tra i professionisti, il mondo capovolto in un mese. Ma è soltanto un’allucinazione da indigestione d’anguria. Il calcio va veloce, gli intrighi di Palazzo pure, e alla fine niente Lega Pro, qui, si resta in D. “Ci avevo creduto, mi ci avevano fatto credere – dirà poi a mente fredda Camilli – Eravamo l’unica società in regola con tutto…”. Ma essere in regola, in questo mondo di ladri, non basta, è forse un’aggravante neanche troppo generica. Ecco perché Grosseto e Viterbese si sono ritrovati sulla stessa barca. E non solo: oggi sono due delle candidate a lottare per (ri)salire, in un girone che non ha padroni – per ora – e in cui però il passato conta poco, anzi spesso è un peso da portarsi dietro, tra pressioni e invidie, arbitri prevenuti e piazze esigenti, i soliti sospetti. E quel precedente del 1992, un pareggio che impedì ai leoni di festeggiar eil ritorno tra i professionisti, poi conquistato tre anni dopo.

Camilli è l’uomo di questa partita: colui che fece grande il Grifone e che adesso ci riprova con la squadra della sua provincia. Non sarà su quella tribuna d’onore dove ha passato tanti anni, e ha regalato memorabili immagini di rabbia e di trionfo. Forse andranno i loro figli, Vincenzo e Luciano che col Grosseto sono diventati grandi. Ci saranno pochi tifosi gialloblu (un pullman), perché la passione qui è moderata, ci si accende solo a primavera, e se le cose vanno bene. Sarà pure una partita come le altre – o così ce la vogliono vendere – ma è tutta da giocare. Nofri non avrà Addessi, Pacciardi e De Sena, ma conta sulla crescita già vista con la Flaminia. Dall’altra parte è in dubbio Zotti, il bomber di Giacomarro.

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