A gennaio l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio ha segnato un calo congiunturale dello 0,5%. Si tratta della settima flessione tendenziale consecutiva, secondo quanto rileva l’Istat che spiega come nella media del trimestre novembre-gennaio 2013 l’indice è diminuito dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Nel confronto con dicembre 2012, diminuiscono sia le vendite dei prodotti alimentari (-0,6%) sia quelle dei prodotti non alimentari (-0,4%). Rispetto a gennaio 2012, l’indice grezzo del totale delle vendite segna un calo del 3 per cento. L’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Confesercenti di Viterbo per l’economia della Tuscia, dunque, trova conferma neri dati ufficiali dell’Istat secondo cui “a gennaio nemmeno i saldi sono riusciti a rianimare i consumi: calzature e abbigliamento hanno lasciato sul campo un calo del 4,5%. Ma la situazione è difficile anche per gli alimentari con le famiglie che, sempre più intossicate della recessione, hanno preso ormai
la strada di una forte razionalizzazione degli acquisti. Lo scenario è desolante: vanno molto male i negozi di vicinato, il cui fatturato precipita del 4,3%, ma non ne escono immuni neanche grande distribuzione e discount”.
Ma il dato ancora più preoccupante la scomparsa dei pubblici esercizi (bar, ristoranti, hotel) in città come Roma, la cui economia – come ben si sa – ha avuto nel turismo il settore trainante. La situazione nel Viterbese è altrettanto drammatica. Tutto spiega le ragioni per le quali nei primi tre mesi del 2013, secondo le proiezioni basate sui dati del primo bimestre, in Italia sono scomparsi migliaia di esercizi commerciali, mentre, secondo i primi dati relativi ai consumi pasquali il calo degli acquisti è drastico con molte famiglie che hanno deciso di eliminare dal proprio bilancio spese relative ai prodotti pasquali di grande consumo, uova e dolci in particolare.
Se nulla cambierà, alla fine dell’anno saranno ‘cancellati’ più di 58 mila negozi. Pesante anche la perdita di posti di lavoro: per i comparti del commercio e dei pubblici si tratterebbe di un salasso nel 2013 di 190 mila posti di lavoro. Confesercenti ritiene urgentissimi gli interventi e invita tutti a sostenere la proposta di Rete Imprese Italia di istituire un fondo speciale “salva imprese”, da attivare a seguito di un’intesa tra governo, banche, Fondo centrale di garanzia, Confidi e associazioni di categoria, con liquidità provenienti da Bce e destinazione vincolata a favore delle imprese. Il fondo speciale verrebbe utilizzato per aiutare a resistere gli imprenditori ancora attivi sul mercato attraverso linee di credito agevolate.