Qualche anno fa – almeno secondo una nota pubblicità – era il metano a darci una mano. Oggi invece una mano proprio alla mano (bisticcio di parole autorizzato dalla licenza poetica) – destra o sinistra che sia – lo dà la chirurgia. Quella della mano, appunto. Che nell’ultimo decennio ha fatto passi da gigante. E che questa settimana (da giovedì a sabato) celebra la sua voglia di fare e di andare avanti con un simposio (che si svolgerà al Rettorato di S. Maria in Gradi) di livello internazionale, che vedrà la presenza di ortopedici e chirurghi italiani, americani, australiani, tedeschi, e chi più ne ha più ne metta.
A organizzare il congresso è la Società per la Chirurgia della mano, di cui è presidente Riccardo Lucchetti. Il quale ha scelto Viterbo perché proprio nel capoluogo della Tuscia questa branca della medicina ha fatto – negli ultimi tempi – passi da gigante, grazie soprattutto all’opera di Antonio Castagnaro, attuale primario del reparto di Ortopedia a Belcolle. Un ospedale che – proprio nei giorni scorsi – è stato segnalato dal ministero della Salute per aver fatto registrare, proprio nel settore dell’Ortopedia, un incremento record di interventi nel primo semestre 2014.
“Sì, siamo cresciuti e stiamo ancora crescendo” ammette il dottor Castagnaro, non senza un minimo di orgoglio. “Per quanto riguarda la specificità della mano – dice ancora – siamo uno dei cinque centri di emergenza del Lazio. E gli altri quattro stanno tutti a Roma. Ma è tutto il settore ortopedico che è decollato. Basti pensare che in un solo anno siamo passati dal 16 al 79 per cento per quanto riguarda gli interventi al femore nelle 48 ore. La media richiesta dalla Regione è del 40”.
Da qualche anno a questa parte insomma, è la chirurgia della mano il fiore all’occhiello a Belcolle. Tanto che, nell’ormai lontano 2007, si rivolsero al dottor Antonio Castagnaro ben tre atleti della pallanuoto che avevano subito altrettanti infortuni ed era così diventata a rischio la loro partecipazione alle Olimpiadi di Pechino, in programma nell’anno successivo.
Castagnaro riaggiustò gli arti superiori di Maddalena Musumeci e Martina Miceli, due componenti del Setterosa, già vincitore dell’oro ad Atene. Particolarmente impegnativo fu l’intervento alla mano del capitano della Nazionale: alla Miceli furono applicate una placca e sei viti e, dopo soli 15 giorni – tolti i punti – cominciò subito la fase di riabilitazione. Stesso discorso per Luigi Di Costanzo, titolare del Settebello, al quale – sempre nello stesso anno – fu applicata una placca con sei viti. Dopo un breve periodo di riabilitazione, il campione napoletano fu pronto per la Cina.
Ecco dunque spiegato perché, nel corso di questo fine settimana, Viterbo apparecchierà questa importante vetrina, dove si discuterà delle patologie di mano, polso e gomito, soprattutto in riferimento alle attività sportive.
Già. Sport e chirurgia. Un binomio imprescindibile che, con il progresso delle conoscenze e delle tecniche, è diventato sempre più stretto. “Basti pensare – dice ancora Castagnaro – che una trentina d’anni fa, se un calciatore si procurava una lesione al menisco, doveva star fermo per diversi mesi. Oggi, grazie all’artroscopia, è in grado di riprendere appieno la sua attività nel giro di una quindicina di giorni. Questo discorso vale anche per tutti i traumi degli arti superiori, frequenti in altri sport”.
E’ vero. Giacché, se per i calciatori il bene più prezioso sono i piedi (ma lesioni alle mani possono capitare ai portieri), ci sono altri sport dove le mani sono lo strumento indispensabile per l’attività agonistica. Basti pensare al basket, al volley, alla pallanuoto, al pugilato; ma anche al rugby, all’hockey e al tennis, tanto per citarne alcuni.
“In questo convegno – dice ancora il dottor Castagnaro – si parlerà di tutto. Di come stilare una diagnosi (oggi i metodi per individuarla sono cambiati e sono molto più efficaci) e di come affrontare la giusta terapia chirurgica. Uno scambio di idee tra i massimi esperti del settore da cui ci si aspetta un’ulteriore evoluzione di questa branca”.
Anche perché nel corso degli anni è cambiato il rapporto, soprattutto a livello professionistico, tra le società sportive e la sanità. “Sì, è cambiata la cultura – aggiunge Castagnaro – in quanto oggi i medici delle società sportive hanno abbandonato il faidatè di una volta e si rivolgono sempre allo specialista. C’è un rapporto costante e continuo, che consente di curare meglio e di abbreviare i tempi di recupero dell’atleta infortunato”.
Purtroppo un certo gap esiste ancora nel mondo del dilettantismo, dove c’è ancora molto da fare. “E’ vero – aggiunge il medico – ma è chiaro che in quel settore l’organizzazione è diversa. In molti casi è lo stesso sportivo a rivolgersi autonomamente allo specialista. Oppure, quando si tratta di ragazzini, è la famiglia ad agire autonomamente”.
Dunque, giovedì mattina si parte con una full immersion – di cui Antonio Castagnaro sarà il direttore d’orchestra – durante la quale si alterneranno momenti di dibattito, relativi al programma scientifico, ad altrettanti di distensione, con una serie di attività concomitanti, che serviranno alla vasta platea di partecipanti (è prevista la presenza di oltre 300 persone) anche a conoscere le bellezze di Viterbo e della Tuscia.
“Ma la cosa più confortante – conclude Castagnaro – è che parteciperanno molti giovani medici, sui quali dobbiamo puntare. I giovani devono essere la classe dirigente di domani, quelli che dovranno garantire un futuro ancora più sicuro. Anche dal punto di vista sanitario”.
Messa così, si può salomonicamente concludere: siamo in buone mani.