Il tema è caldo. E quindi pure Repubblica.it (sempre alla ricerca di click, poiché di click si campa) decide di cavalcarlo. Tra le “inchieste” del quotidiano cartaceo, versione on-line, troneggia un articolo fiume legato alla stagione olivicola che verrà. Che verrà presto, in realtà. Tra meno di un mese.
I testi portano una manciata di firme. E tracciano un prospetto globale di quanto potrà succedere. Globale, però, non sempre fa rima con dettagliato. Facile perdersi nei meandri dei luoghi comuni e della disinformazione, quando a cantare si è in troppi.
Ma veniamo ai dati. Anzi, prima il titolo: “L’incubo Xylella sulla raccolta dell’olio”. Al quale segue, in sintesi, che la Puglia (epicentro del batterio) è gonfia di olive. E che quest’anno avrà un raccolto niente male.
Ora. Logico che titolo e sottotitolo cozzino. Perché? Semplice, perché si ragiona su livelli diversi, mischiandoli e creando confusione. Come può un albero infetto dare buoni frutti? Nessuno lo sa. Probabilmente manco quelli di Repubblica. E basta leggersi L’Avvenire (non il New York times), per avere un punto di vista leggermente diverso: “Xylella, malato soltanto l’1.8% degli ulivi”. Dio vede e provvede.
Detto ciò, meglio passare ad un aspetto più locale della faccenda. Tralasciando le testatone, e affidandosi a dei professionisti.
Che il 2014 sia stato un anno da dimenticare è sacrosanto. La causa, però, va ricercata nella mosca. Volendo in minor parte nella tignola. Un’estate di pioggia e basse temperature ha fatto sì che l’insettino si riproducesse a dismisura. E, per la cronaca, si riproduce dentro ogni singola oliva. Marcendola e facendola cadere.
L’olio che verrà, comunque, non ha certo di questi problemi. Tanto sole e tanto caldo hanno sterminato le mosche, che manco il Raid. Ed i monitoraggi effettuati qui in Regione da Op Latium (organizzazione di produttori olivicoli) parlano chiaro: poche punture, olive in salute. E questo è l’aspetto qualitativo. Al massimo si può aggiungere che la stessa afa ha un tantino stressato gli arbusti. Amen.
Passiamo invece alla quantità. Migliore certo di un anno addietro, ma non eccelsa. Si era già capito a maggio, d’altronde. In tempo di fioritura. “Il raccolto sarà buono – si diceva – non ottimo”. Qualche grandinata a giugno ha dato un’ulteriore mazzata. Di olive ce ne stanno, tagliando corto, né poche né troppe. Si salvano le qualità tardive (tipo il Canino), maluccio le precoci (Leccino, Frantoio, Maurino).
Chiusura. Oltre ai monitoraggi di cui sopra, Op Latium, in seguito al caos Xylella (di cui si sa ancora zero, va ricordato) ha istruito i suoi tecnici agronomi. Da qualche mese, gli stessi, stanno facendo attività di campionamento (in Regione, logico) per comprendere se effettivamente la “Fastidiosa” potrebbe affacciarsi. Ma con tutti, e sono tanti, i condizionali del caso. Quelli che invece Repubblica ha lasciato a casa.