“Sulla vicenda del Teatro Genio c’è stata da parte dell’attuale amministrazione comunale una mistificazione dei fatti inaccettabile e inconcepibile”. Giulio Marini, l’ex sindaco che nel 2012 e nel 2013, ebbe i primi contatti e firmò gli atti che sembravano rendere possibile la riapertura della storica struttura, non ci sta a finire sul banco degli imputati. Carte alla mano, ricapitola come sono andate le cose.
“Nel 2012 – spiega con dovizia di particolari – la Ferretti srl (cioè la società dei fratelli orvietani che gestisce la multisala di Vitorchiano, ndr) manifestò l’intenzione di riaprire il Genio, rilevandone la gestione e dunque anche i debiti. Nel 2013, con una delibera di giunta prendemmo atto che in realtà c’era stata una cessione di quote della società TeatroGenio dai precedenti soci (diciamo i Taurchini, tanto per semplificare) ai nuovi, cioè gli stessi fratelli Ferretti. Qualcuno vuole avere la bontà di spiegare a me e ai viterbesi che cosa in concreto era cambiato?”. La risposta di Marini è lapidaria: “Nulla. Assolutamente nulla”.
La spiegazione è dello stesso primo cittadino, con una doverosa premessa: “L’intendimento della mia amministrazione era uno solo: riportare a nuova vita il cinema Genio, facendolo funzionare e riaprendolo al pubblico sia come sala cinematografica che come contenitore per altro tipo di manifestazioni. Quando ci rendemmo conto che i Taurchini, per una serie di ragioni, non erano più in grado di portare avanti la faccenda, ci rivolgemmo alla Regione per un aiuto. Il presidente era Marrazzo che si mostrò assolutamente disponibile, ipotizzando un finanziamento di 600mila euro. Poi le cose cambiarono: in Regione arrivò la Polverini, di quei fondi si persero le tracce e la crisi economica face il resto. Quindi, l’arrivo dei fratelli Ferretti con le loro proposte: interventi strutturali, nuovo sistema di proiezione, pagamento dei debiti arretrati, affitto di mille euro al mese. Tutto scritto e protocollato in una delibera di giunta. Ora, che differenza c’era e c’è se ad occuparsi della cosa era la Ferretti srl o ancora la TeatroGenio, praticamente però guidata dagli stessi interlocutori? E’ questo che non riesco a comprendere…”.
Ma c’è un particolare temporale che a Giulio Marini non scende proprio giù. “Dalla delibera del marzo 2013 al giorno dell’elezione di Michelini passarono 51 giorni: nei 2 anni e 4 mesi successivi che cosa hanno fatto? Niente, come al solito. Anzi hanno fatto i soliti danni…”. In che senso, consigliere Marini? “Attraverso un accesso agli atti ho potuto apprendere che esiste uno schema di delibera, a firma del dirigente Fioramanti e dell’assessore Ciambella, nel quale si parla di comitato scientifico, di Officina della arti e dei mestieri (finanziata dalla Regione attraverso un’azione dell’allora assessore comunale Daniele Sabatini) che però era prevista al Pilastro e che invece improvvisamente trovava casa al Genio… Quella delibera non è mai stata approvata: perché? E perché in tutto questo tempo non hanno dialogato con i Ferretti? Erano morosi con il Comune? Si potevano fare solleciti o si poteva chiedere la risoluzione contrattuale. Volete sapere qual è la verità?”. Ce la dica lei… “Non c’era e non c’è mai stata la volontà politica. Ricordo benissimo che in campagna elettorale, Viva Viterbo (cioè il movimento di cui fa parte Barelli) diceva chiaramente che non era assolutamente opportuno che ad occuparsi del Genio fossero persone che avevano tutto l’interesse a proteggere la multisala di Vitorchiano: nella sostanza, secondo questo ragionamento, si prendevano il Genio per tenerlo chiuso”. Ma ce n’è anche per i Ferretti: “Credo che abbiano sbagliato a non portare avanti i loro propositi, visto che ne avevano tutti i titoli. Non so come andrà a finire questa storia, forse ci saranno strascichi legali. Di certo ne parleremo in commissione, così come chiederemo spiegazioni sulla Vie del gusto sparite senza sapere il perché. Ormai non mi meraviglio più, purtroppo: le cose vanno avanti così da sempre. Senza logica e senza programmazione…”.
La conclusione di Giulio Marini è politica: “Ma Viterbo ha ancora un sindaco che dà direttive chiare, che prende posizione, che guida in modo unitario l’amministrazione, che fa delle scelte? Io vedo solo una giunta confusa e confusionaria, nella quale la mano destra non sa quello che fa la sinistra e viceversa. Mi limito solo a parlare di questa triste vicenda: vogliono anche loro riaprire il Genio? Se è così, devono fare atti, non interviste. Altrimenti si tratta solo di chiacchiere più o meno estive. E ne abbiamo sentite tante in due anni e più di amministrazione Michelini: adesso basta. Operino, se ne sono capaci, altrimenti se ne vadano a casa. Sarà meglio non per me, ma per tutta Viterbo”.