18112024Headline:

No alla macellazione senza stordimento

"Pratica barbara, già vietata in molti paesi, che provoca atroci sofferenze agli animali"

La macellazione senza stordimento provoca atroci sofferenza agli animali

La macellazione senza stordimento provoca atroci sofferenza agli animali

La macellazione senza stordimento preventivo è una procedura incompatibile con i diritti degli animali.

In Italia  è stata avviata una petizione  per chiedere al Parlamento di abrogare la legge che consente la macellazione rituale Halal e Kosher. Ovvero lo sgozzamento di armenti, con morte per dissanguamento, senza preventivo stordimento, come imposto dai dettami “religiosi” di musulmani ed ebrei. Alcuni stati europei, come Polonia, Norvegia, Svezia e altri Paesi, hanno introdotto  un regolamento che proibisce tale pratica barbara. Una legge che arriva in un momento cruciale in cui le macellazioni rituali sono al centro di un dibattito molto accesso in vari Paesi, dall’Olanda alla Gran Bretagna fino all’Italia.
Ricordiamo che la macellazione rituale è un metodo che provoca molta sofferenza alla vittima. Gli animali devono essere coscienti al momento dell’uccisione e tali restano fino a che non sopravviene la morte per il dissanguamento completo. In Italia questo tipo di macellazione è stato autorizzato per la prima volta con il decreto dei Ministri della Sanità e degli Interni del 11 giugno 1980 e tale deroga è stata confermata da tutti gli atti legislativi successivi in materia.
E finora, nonostante l’entrata in vigore  del Regolamento europeo 1099/2009 – che fornisce la possibilità agli Stati membri di adottare disposizioni di maggiore protezione – preveda l’obbligo di stordimento anche alla macellazione rituale, nessuna decisione in proposito è stata presa.
E non è tutto. Purtroppo nel nostro Paese in concomitanza con la “Festa del Sacrifico“ e con la altre festività religiose islamiche si è assistito a una raccapricciante serie di casi in cui la macellazione è stata compiuta privatamente  in case, cortili, prati, garage.
Manuela Arioli e Paolo D’Arpini

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