Clamoroso al Foro Italico, cioè alla casa del Coni. Lo scenario di vedere una Lega Pro a 60 squadre non è più chimera ma una solida realtà (cit.). O almeno, la battaglia per cancellare quell’atto d’imperio del commissario straordinario Miele (e, sullo sfondo, del suo tutore Tavecchio) che aveva ridotto a 54 il numero dei club partecipanti, si può vincere. Già, perché il collegio di garanzia del Coni – presieduto dall’ex ministro degli Esteri Franco Frattini – ha accettato di discutere il ricorso del Seregno contro le 54 squadre. Non solo: l’organismo giudicante ha deciso che il caso venga discusso prima dell’inizio del campionato, fissato per il 3 settembre, una data accettata anche dalla Figc, che dal canto suo ha promesso di depositare la memoria decisiva entro i prossimi 7 giorni.
Perché? Intanto, perché l’avvocato del Seregno, quel Di Cintio che già l’anno scorso firmò un successo del genere contro la riduzione d’autorità dell’organico della serie B, aveva intimato che se il ricorso dei lombardi fosse slittato a dopo l’inizio del torneo (dopo il 6 appunto), dovesse essere bloccata la partenza del campionato. Per non correre rischi, insomma, il dibattimento ci sarà il 3, e la tesi del Seregno è ritenuta quanto meno “fondata” dal collegio del Coni. I lombardi, in particolare, contestano il tradimento – senza passare dagli organi votanti della Figc – dell’articolo 49 delle Noif, le Norme organizzative interne, che impone le 60 squadre per questa stagione.
Insomma, la Figc vacilla, teme un ribaltone imposto dalla giustizia sportiva, e proprio per questo, come scrive Alessandro Catapano sulla Gazzetta dello sport, il consiglio federale di lunedì a Milano “potrebbe riservare qualche sorpresa”. Per esempio? Il ripristino dello status quo, dei 60 club al via, e magari lo slittamento di una settimanella della prima giornata. Insomma, da parte di Tavecchio, che è nell’occhio del ciclone per tanti motivi sin dal suo insediamento in via Allegri, potrebbe esserci la volontà di evitare altre polemiche, altre figuracce e una serie di ricorsi e controricorsi che minerebbero ancora di più la credibilità (se ancora esiste) della sua Federazione.
Un segnale che i rabdomanti delle varie società hanno già avvertito, e dietro al Seregno apripista si stanno accodando tante altre realtà. Il Taranto, il Fondi, il Messina e sì, anche la Viterbese. Tutti in fila per quello che era un sogno e che adesso è qualcosa che quasi si può toccare. Con le dita rigorosamente incrociate.