L’iniziativa si chiama “Nidi al Via”. E non è una campagna mirata a sterminare le casine di paglia costruite sugli alberi da merli e piccioni. No, “Nidi al Via” (con la “v” alta) è un’idea, e persino buona, messa in piedi di recente dalla Regione.
Ora, quando si parla di faccende legate alla Pisana, prima di tutto tocca di esporre i numeri. Soldi in ballo: tre milioni e mezzo di euro. Milletrecento (scarsi), invece, i nuovi posti disponibili all’interno degli asili laziali.
Il fine nobile e ultimo poi, è chiaramente quello di incrementare l’offerta di servizi per l’infanzia, attraverso l’avvio del servizio di nido (appunto) nelle strutture già esistenti. Nei vari comuni, insomma. Quelli che rientrano nel “piano di sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia”.
Che detto così pare una cosa difficilissima. Ed invece, con semplicità, si andrà solo a colmare un vuoto incredibile, un buco nero, che da anni ormai crea enormi disagi a tutte le famiglie. Ergo, che lavoro a fare se tanto poi mi ci vogliono tutti i soldi che guadagno per pagare una baby sitter o proprio una struttura privata? Me ne sto a casa e i cuccioli me li guardo da solo.
“I Comuni interessati – spiega Riccardo Valentini, capogruppo Pd in Regione – sono ventiquattro. Cinque quelli della provincia di Viterbo, per 147 posti complessivi. Comuni che hanno partecipato al piano di sviluppo dei servizi per la prima infanzia”.
Andiamoli a vedere. “Si tratta di Canino – prosegue – con 31 nuovi posti, Capranica (42), Sutri (30), Tuscania (30), Vignanello (14). I sopra elencati hanno tempo per aderire all’iniziativa fino 31 marzo 2016, mentre il termine di apertura del servizio, valido ai fini dell’adesione all’iniziativa, è stato fissato al primo ottobre 2016”.
Rimane solo da quantificare il compenso del singolo ospite. “Il contributo calcolato per ogni bambino, a valere sul primo anno educativo, è di 2500 euro – chiude Valentini – elevabile a 3000 per quei Comuni che presenteranno progetti di gestione che coinvolgano formalmente i Comuni limitrofi attraverso convenzioni e intese. Investire sull’infanzia significa consentire ad entrambi i genitori di cogliere le migliori opportunità lavorative, garantendogli al tempo stesso un servizio efficace a favore della crescita e del benessere dei figli e di una loro migliore futura inclusione sociale”.