Via Allegri, ore 13. C’è il consiglio federale, un classico delle estati del calcio di provincia, quello che s’appiglia alle carte e alla burocrazia per raggiungere (o riconquistare) una categoria persa per le ragioni più disparate. Qui si campa sulle disgrazie altrui, sui fallimenti e sui processi per il calcioscommesse, su quei presidenti “distratti” che si sono dimenticati di presentare quel foglio-fondamentale-per-l’iscrizione, o quella città che non ha più lo stadio in regola. Mors tua, promotiona mea, direbbe il latinista maccheronico che no, non è il presidente Lotito.
Spera anche la Viterbese. Spera d’imbucarsi nella Grande Infornata dei Ripescaggi, venghino venghino siori e siore. Spera ma con poche chances, almeno secondo i regolamenti, sempre che contino ancora, i regolamenti; sempre che oggi qualcuno non decida di cambiare qualcosa, di spostare una virgola, meglio di chiudere un occhio. Lo scetticismo sulle reali chances dei gialloblu di salire in Lega Pro stanno tutte nel fatto che la società di via della Palazzina – come il Taranto, come il Monopoli – non ha accluso alla domanda di ripescaggio il versamento a fondo perduto di 500mila euro. Che sono un sacco di soldi per tutti, chiaro, e che invece Lega e Figc pretendono hic et nunc, sempre per citare i Padri latini. Insomma, la richiesta così com’è è incompleta, e dunque dovrebbe essere respinta, sulla scorta anche di quanto deliberato dalla commissione del Coni, che venerdì scorso ha rigettato un altro ricorso (di Forlì, Gubbio e Sambenedettese) sulla congruità di questa tassa.
Dunque, lorsignori del consiglio federale, come risolveranno il punto all’ordine del giorno “vacanza di organico dei campionati professionistici 2015-16 e i provvedimenti conseguenti”? Lo scenario più accreditato (ma, ripetiamo, non per questo più plausibile, visto che in quella sede i colpi di scena e le marce indietro non sono mai mancate) è il seguente: ripescaggio delle tre società che hanno versato i 500mila euro senza battere ciglio. E cioè Albinoleffe, Pordenone e Seregno, con quest’ultima però che ha qualche problema, visto che ha indicato come sede di gioco uno stadio in un’altra provincia. Morale: con le tre ripescate la prossima Lega Pro sarebbe a 54 squadre (tre gironi da 18), in barba al format delle 60 partecipanti che pure dovrebbe essere applicato anche quest’anno ma che con ogni evidenza non può essere rispettato per “mancanza di materia prima”, cioè di club in regola.
Andrà davvero così? Due fattori, intervenuti nelle ultime ore, potrebbero portare ad una diversa soluzione, che sarebbe clamorosa e che rimetterebbe in gioco tutto. Il primo, è la minaccia del presidente del Prato Toccafondi (uno comunque molto ascoltato in ambiente federale e di lega), il quale ha paventato un blocco del campionato se è vero che, con la riduzione delle squadre iscritte, da 60 a 54, calerebbero anche i contributi alla Lega previsti dalla legge Melandri (da 23 a 17 milioni di euro). “Riduzione causata dai mancati ripescaggi a causa dell’infausta norma che prevede una tassa di 500mila euro a fondo perduto”, ha detto il numero uno toscano al sito TuttoLegaPro. E quando ci sono di mezzo i soldi, si sa, il quadro della situazione può cambiare molto rapidamente, anche nelle poche ore del consiglio federale.
Secondo fattore potenzialmente interessante. Il sindaco di Taranto (società nella stessa posizione della Viterbese) ha scritto al commissario straordinario della Lega Pro, Tommaso Mele, chiedendo di riaprire i termini del ripescaggio e soprattutto di prendere in considerazione la rateizzazione dei 500mila euro a fondo perduto. “Nessuna società del sud è riuscita a ottemperare a questa richiesta”, ha sottolineato il primo cittadino, aprendo così una “questione meridionale” nella lotta per i ripescaggi. Se la tassa venisse rateizzata (magari con la possibilità di scalarla dai contributi federali) il discorso potrebbe tornare in ballo.