Su carta esiste dal 2001. Fu una legge regionale di allora che lo istituì. Ma di fatto fino a oggi il distretto ceramico di Civita Castellana è rimasto allo stato embrionale, senza darsi una struttura e senza quindi avere la capacità di imporsi nel processo di agenda building, ovvero nell’elaborazione delle priorità su cui intervenire da parte degli enti preposti. Un po’ come è avvenuto per il riconoscimento dello stato di crisi, ottenuto dal ministero dell’Economia quando presidente della Provincia era Alessandro Mazzoli, ma che di fatti concreti non ne ha prodotti. Ora finalmente una svolta: il manifesto e lo statuto del distretto industriale sono pronti. A elaborarli sono stati gli otto comuni che lo compongono: oltre alla ex Stalingrado della Tuscia risvegliatasi nelle ultime elezioni a cinque stelle, ci sono Castel Sant’Elia, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese e Nepi insieme a Sant’Oreste in provincia di Roma.
“Il distretto industriale – spiega il sindaco civitonico, Gianluca Angelelli – esiste da undici anni ma nei fatti non abbiamo mai creato un luogo che lo rappresenti. Quando vado in Regione, i dirigenti ancora mi chiedono se c’è un presidente”. Non, non c’è: è il primo cittadino del comune capofila che fa le veci per tutti. “Ma non può bastare. Gli altri comuni – prosegue – non si sono mai sentiti parte di una realtà produttiva che investe tutti, non sono mai stati parte decisionale di alcun processo e questo ha alimentato l’isolamento di Civita. Gli imprenditori, poi, hanno sempre scelto aggregazioni diverse che li ha spesso contrapposti su decisioni che invece avrebbero potuto condividere nel loro interesse. Persino i sindacati non sempre sono stati compatti”.
A fare la parte del leone all’interno del progetto saranno gli imprenditori. “Lo statuto che abbiamo elaborato – spiega Angelelli – adesso dovrà essere discusso. Nella nostra prima bozza i Comuni non conservano alcun controllo di maggioranza, anzi è il mondo delle imprese, il tessuto vivo della società che lo guida a giocare un ruolo centrale. E io penso che anche il presidente, la cui nomina spetta all’assemblea, debba venire da lì”.
Uno strumento che darà nuove speranze ma senza voli pindarici. “Non risolverà tutti i problemi ma – conclude il sindaco di Civita – è un passo che andava fatto anni fa. Il distretto deve parlare e confrontarsi al suo interno, crescere nella consapevolezza di sé e decidere ciò cosa è meglio fare per il futuro. Parallelamente, deve poter essere riconoscibile all’esterno come un’entità propria, senza sovrapporsi ai singoli brand. Per questo, credo che la prima cosa da fare sia un investimento sull’online che ci proponga al mondo come ciò che siamo: il distretto industriale in cui attualmente si crea la migliore eccellenza della produzione igienico-sanitaria internazionale”.