Qualcuno li aveva definiti “indesiderati”. Altri li consideravano, in modo molto romantico, come due guastafeste, due pierini pronti a stuzzicare una maggioranza a volte un po’ troppo pigra, per non dire rincoglionita. Loro invece si dicono “persone serie, e corrette”. In nome di queste due caratteristiche – che non sempre in politica sono pregi – ieri Sergio Insogna e Chicco Moltoni hanno lasciato Oltre le mura. La lettera alla presidenza del consiglio certifica il fatto, e forse spinge il tasto play sulla musica da requiem per la scomparsa della lista civica messa su due anni e mezzo fa, raccogliendo pezzi moderati da destra, da sinistra e dal centro, e che ha consentito a Leonardo Michelini di diventare sindaco di Viterbo.
Insogna, con il vostro addio Oltre le mura è morta?
“Oltre le mura è stata devastata da scelte sciagurate. E ha finito per tradire il programma per cui gli elettori ci avevano votato, cioè amministrare, e bene, e invece ha generato tutta una serie di vantaggi personali, di incarichi, di poltrone…”
L’asse civico si è spostato: voi fuori, e dentro altri pezzi.
“La nomina di Maria Rita De Alexandris (Viva Viterbo) in seconda commissione, fresca fresca, mi pare che ne sia la dimostrazione concreta”.
Tutto nasce dalle ultime elezioni provinciali, quando fu allestita la lista Moderati e riformisti.
“All’insaputa mia e di Moltoni. Già allora si poteva capire come agisce certa gente. Manca il rispetto per i colleghi, che dovrebbe essere sacrosanto”.
Vi hanno mancato di rispetto?
“Certo. Nel caso delle provinciali, come nelle ultime vicende sulla cacciata d’autorità di Chicco dalla Terza commissione. Un atto sì previsto dal regolamento, ma forzato, specie quando si dovrebbe far parte tutti della stessa squadra, e condividere ogni scelta”.
Lei, nel frattempo, si è candidato alla presidenza del consiglio comunale, in competizione col suo compagno di lista Ciorba.
“Quella è stata una candidatura provocatoria, per denunciare come erano trattati alcuni consiglieri, evidentemente meno uguali degli altri…”
E adesso l’addio.
“Abbiamo aspettato fino alla fine. Abbiamo sopportato, abbiamo subito anche offese personali, oltre a quelle politiche. Eppure, abbiamo continuato a lavorare, nel rispetto del mandato che ci hanno dato gli elettori, e lo dico nelle vesti di più votato della lista”.
Finite nel gruppo misto. Ma resterete in maggioranza?
“Sì. Ma non faremo i servi sciocchi, né gli utili idioti. Siamo disponibili a parlare e a trattare gli argomenti seri, non a votare sì per abitudine, o obbedienza”.
Prima del bilancio la cosa può suonare sinistra.
“Il sindaco rivendica che ha 19 consiglieri fedelissimi. Bene, dovrà stare attento che siano sempre presenti, perché da parte nostra ci sentiremo anche più liberi per il numero legale. Ma ripeto, nessuna preclusione, siamo aperti al dialogo purché ragionato”.
Ripetiamo: c’è il bilancio.
“Ecco, partiamo da questo. Se ne parli tutt’insieme”.