15112024Headline:

Dove batte davvero il cuore dei viterbesi

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenca

savino nicolaIn linea d’aria distano poche centinaia di metri. Roba da una decina di minuti a piedi e a passo lento. Nella realtà, almeno stando a quanto è accaduto giovedì scorso, la distanza è siderale. Dunque, mentre a Palazzo dei Priori ci si dibatteva in una sterile e più che inutile polemica sul numero legale e su chi avrebbe dovuto garantirlo, a Santa Maria in Gradi (sede dell’Università della Tuscia) Viterbo con amore chiudeva l’anno di attività consegnando a tre associazioni gli assegni, frutto di un’intensa attività di volontariato. Complessivamente 19mila euro, che serviranno a mandare i progetti che quelle associazioni, sempre in silenzio e talvolta nell’indifferenza, portano avanti.

Ecco, se qualcuno volesse misurare quanto distanti sono i palazzi della politica e i luoghi dove si lavora sul serio non per se stessi ma per il prossimo, dovrebbe misurare questa lunghezza. Probabilmente non basterebbe il numero di Avogadro.

Ma che cosa è successo in Sala d’Ercole? Nulla di particolarmente eclatante, nel senso che spettacoli del genere si sono visti molto spesso, nella corrente e nelle passate consigliature. Il Consiglio comunale comincia al solito con con il consueto e ingiustificabile ritardo: prima manfrina su una richiesta di anticipo di un punto all’ordine del giorno. Si vota sì e, dopo una deprimente discussione (tutti sono fondamentalmente d’accordo ma un po’ di ammuina non guasta mai) passa con qualche paletto il sì alla costruzione di un immobile al Murialdo (là dove sorgeva un polveroso campo di calcio) che di fatto permette il completamento della chiesa di Villanova e dei manufatti annessi. Un sì che comunque serve a poco visto che comunque sarà la Regione a dare l’ok definitivo. A quel punto, due consiglieri di maggioranza abbandonano l’aula per motivi personali, mentre il sindaco (la cui presenza sarebbe stata comunque ininfluente ai fini della determinazione del numero legale) va alla processione della Madonna del Carmelo. E qui si scatena la bagarre: la maggioranza rimane in 16, un consigliere in meno rispetto alla fatidica soglia di 17; l’opposizione lo segnala. Il Consiglio andrebbe sospeso, ma nessuno si prende la briga di chiederlo ufficialmente. Alla verifica, la minoranza esce e quindi il numero legale manca. Accuse reciproche, richieste di andare a casa per sempre… Uno spettacolo indegno.

Ora, è vero che spetta in primis alla maggioranza assicurare il numero legale, ma non è che l’opposizione possa a proprio piacimento sottrarsi al dovere di essere comunque presente in aula: anche loro stanno lì per fare gli interessi dei cittadini. Insomma, nessuno ha torto o ragione per principio. Conclusione: un’oretta più o meno di lavoro e tutti a casa. Con relativo gettone di presenza incassato. Discorso a parte merita chi, eletto dai cittadini, manca all’appello da mesi salvo qualche più che sporadica presenza. Si hanno altri impegni o sono sopravvenute incombenze nuove? Bene, se ne prenda atto e si consegnino le dimissioni. Punto.

Mentre questo teatrino andava in scena, Viterbo con amore consegnava i fondi di cui sopra. Raccolti tramite le cene di beneficenza, la lotteria, la tombola natalizia e tante altre iniziative, piccole e grandi, unite da un unico comun denominatore: la solidarietà, coniugata in ogni sua forma. Domanda retorica: dove pensate che possa battere il cuore di un qualunque viterbese?

Buona domenica.

 

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