Loro sono uno dei volti migliori che l’Italia presenta ai suoi partner europei. Non è retorica, né piaggeria. E neppure esagerazione. Perché fanno cose importanti e le fanno bene. D’accordo, sono militari: abituati a prendere e a dare decisioni (spesso anche gravi), a mettere a repentaglio la propria vita per aiutare gli altri, ad agire in scenari complicati. Ma quando a tutto questo si aggiunge la capacità di relazionarsi, di interfacciarsi con altri militari di diverse nazionalità, si raggiungono obiettivi di notevole portata.
Per 15 giorni, Viterbo è stata al centro del programma di difesa europeo, attraverso l’operazione “Italian Blade 2015”. Teatro della complessa esercitazione l’aeroporto “Tommaso Fabbri” sulla Tuscanese, sede da sempre dell’Aviazione dell’Esercito italiano. Basta qualche dato per rendersi conto dell’importanza dell’avvenimento (che peraltro non si teneva dal 2011 quando fu sempre il capoluogo della Tuscia ad ospitare i contingenti stranieri): 1200 soldati di sette nazionalità diverse impegnati, 32 elicotteri europei utilizzati per oltre 600 ore di volo. Grandi numeri per un’impresa che ha comportato un notevole sforzo organizzativo e logistico. A guidare la complessa organizzazione militare, il comandante dell’Aves, il generale Antonio Bettelli, che ha avuto anche il raro privilegio di essere promosso sul campo generale di divisione, avendo ricevuto i gradi dal capo di stato maggiore dell’Esercito, generale Danilo Errico, proprio durante l’esercitazione conclusiva al poligono di Monte Romano.
Sette dunque le nazioni impegnate: oltre l’Italia che ha schierato naturalmente il contingente più numeroso, anche Germania, Austria, Slovenia, Ungheria, Belgio e Repubblica Ceca. L’esercitazione è stata caratterizzata da interventi sia di natura militare che più strettamente civile, poiché è evidente che l’Esercito (e nel caso specifico l’Aviazione con i suoi modernissimi mezzi, ma era presente pure un elicottero della Marina militare) deve essere sempre operativo quando si tratta di intervenire anche in scenari di natura non strettamente bellica. E allora il salvataggio di un equipaggio in mare (sulle acque del lago di Bolsena hanno operato nel caso specifico Aves, forze speciali austriache, equipaggi aeromobili dei Vigili del fuoco di Viterbo e Ciampino); recupero di ostaggi feriti (con la partecipazione delle volontarie della Croce Rossa); rifornimento rapido di carburante e armamento degli aeromobili con sistema elitrasportato (grazie a serbatoi ausiliari interni, vengono riforniti in volo altri due aeromobili). E ancora scambio dei brevetti tra i paracadutisti tedeschi e gli italiani del 3° Reparto operativo speciale “Aldebaran” dell’Aves, con tanto di strappo dal petto del proprio brevetto per scambiarlo con il collega teutonico (alle attività di lancio hanno contribuito i militari della Brigata “Folgore”).
Proprio il cameratismo e il fatto di dover lavorare fianco a fianco con soldati di altre nazionalità è stato un altro degli aspetti più significativi dell’intera operazione. “Il fulcro di tutto sono sempre le persone – spiega Andy Gray, rappresentante dell’Eda, European defence agency) -. Dobbiamo imparare a fidarci uno dell’altro, a sentirci uniti e ad avere fiducia in chi ci sta accanto, a prescindere dalla sua nazionalità. Se impareremo questo, saremo sicuramente una forza armata più efficace e più efficiente”.
Sinceramente soddisfatto il generale Bettelli: “Sono orgoglioso dei risultati che tutti voi avete saputo ottenere nel corso di questa esercitazione. Vi auguro di poter custodire e tramandare questa significativa esperienza quale seme per un futuro di sempre maggiore integrazione fra le nazioni europee”.
Al di là degli aspetti più intimamente connessi al grado di qualificazione raggiunto dai vari reparti, va sottolineata anche la positiva ricaduta per Viterbo. Diverse aziende locali, infatti, hanno agito nel corso delle due settimane di esercitazione fornendo una serie di servizi di supporto. E infine, last but not least, i contingenti stranieri ogni sera hanno frequentato il centro cittadino, sempre gremito per gli appuntamenti di Caffeina: un bel biglietto da visita per gli ospiti stranieri, alcuni dei quali al momento dei saluti hanno confessato di voler ritornare con le rispettive famiglie. E anche questo è tutt’altro che secondario.