Non appena appresa la notizia, relativa allo stupro di Montalto di Castro, onestamente devo dire che la rabbia covata per sette anni, ancora una volta è esplosa in tutto il suo fragore. Non trovavo le parole, e tutte le umiliazioni tornavano a galla. Dopo due processi, il primo annullato proprio perché la messa in prova non era stata ritenuta sufficientemente adeguata, il secondo con il riconoscimento dell’effettiva violenza, ma con la condanna uguale al primo processo.
La giovane dopo sette anni decise che non voleva fare ulteriori ricorsi perché logorata e stressata fisicamente e mentalmente.
Dopo il danno pure la beffa: dalla famosa notte nella pinetina, ha subito di tutto, è passata per una poco di buono, i media hanno dato di lei un’immaggine perversa, ascoltando chiaramente le dichiarazioni che venivano rilasciate. Quasi due paesi contro e lei murata in casa. Non mangiava, si rifiutava di parlare con chiunque, aveva perso il sorriso di una bellissima quindicenne.
Ed ora, giustamente dato che la messa in prova è andata a buon fine, il reato si è estinto, quindi quattro degli otto imputati tornati lindi e puliti come se nulla fosse avvenuto.
Come poterle dare torto? Come continuare su questa strada che in alcuni casi simili, dove erano stati dati segnali più forti, con condanne anche a 6 anni, poi la Cassazione li ha annullati, perché considerati pena troppo eccessiva?
Bene hai fatto “tesoro” ad andartene in un posto dove non ti conosce nessuno per ritrovare almeno un po’ di serenità.
Però fino a quando le leggi non cambieranno, non ci prendiamo più in giro: basta scarpette rosse, balli in piazza, se non ora quando, donne in rete. A che serve il lavoro di tante come noi che ci sbattiamo per la prevenzione nelle scuole, cercare di fare rete anche tra uomini e donne, unire anche le istituzioni in un unico circuito?
In ogni caso, sono sempre convinta che dei reati si deve rispondere agli uomini, ma della propria coscienza si deve rispondere prima a se stessi e poi a Dio, a meno per chi ci crede.