C’è la data, c’è l’ora e c’è pure il luogo. Mercoledì, 18.30, stadio Enrico Rocchi. Salvo ulteriori spostamenti – ma stavolta sembra che non ci siano contrattempi, nella tarda serata di ieri è anche arrivato il comunicato dei supporters – allora si incontreranno i tifosi e il sindaco Michelini. Un passaggio fondamentale nella via crucis che in questi giorni sta coinvolgendo, suo malgrado, la massima espressione del calcio cittadino. Per salvare la Viterbese, in un modo (convincendo Camilli a restare) o nell’altro (soluzioni sostitutive solide e credibili) è qui che si gioca la partita.
La prima mossa l’avevano fatta i sostenitori gialloblu, nell’ultimo scorcio della passata settimana, mossi dalla loro passione e dalla volontà che tutto non possa finire così. Chiedere un confronto pubblico con il sindaco, un faccia a faccia tra persone civili che tutelano i loro interessi. Da una parte i tifosi, che senza Viterbese non possono stare (e giustamente), dall’altra l’amministrazione comunale, che non può permettersi il lusso di far sparire la prima squadra della città. A livello d’immagine e di prestigio, certo, ma anche per ragioni di indotto economico in settore – come quello del calcio – che resta una delle prime industrie italiane.
Inizialmente i tifosi avevano indicato il pomeriggio di sabato scorso per l’appuntamento. Dal sindaco è arrivata richiesta di rinvio, a causa di diversi impegni già presi in precedenza e inderogabili. Ma dalla Sala Rossa di Palazzo dei priori era arrivata comunque la massima disponibilità a vedersi, compreso anche il delicatissimo momento che stava vivendo la piazza.
Ora mercoledì. Con una novità non da poco, che fa ancora più onore agli appassionati gialloblu della tribuna centrale: oltre a Michelini sono stati invitati al summit anche i rappresentanti della famiglia Camilli, un gesto di apertura e coinvolgimento encomiabile, benché è tutt’altro che scontato (e tutto sommato sarebbe comprensibile) che qualcuno dell’entourage castrense sia presente domani.
E’ chiaro che da questo vertice dovrà uscire, per quanto possibile, una posizione unitaria. Una compattezza tra potere amministrativo e passione che possa servire a convincere Camilli, eventualmente, a tornare sui suoi passi e a scommettere ancora sul “progetto Viterbo”. Che potrebbe diventare un’occasione di riscatto dopo il secondo posto in campionato ottenuto quest’anno, o addirittura un salto di qualità qualora il Comandante decidesse – in barba a tutte le previsioni – di attivarsi per il ripescaggio. E’ di questi giorni la notizia che almeno una quindicina di squadre aventi diritto non hanno le carte in regola (cioè i soldi) per iscriversi: insomma, il posto ci sarebbe pure…
Oppure, se questi scenari non fossero materialmente possibili, l’unità d’intenti tra Comune e tifosi potrebbe comunque tornare utile per i possibili nuovi attori interessati a fare calcio in città. Come dire: “Noi siamo qui, cerchiamo persone serie che mettano quattrini e professionalità, a portare il pallone ci pensiamo noi. Chi ci sta?”. Uniti magari non si può vincere ma le divisioni, a questo punto, sarebbero davvero controproducenti. Anzi, letali.
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