Sono quelli che hanno gioito e sofferto per tutta la stagione. Sono quelli che si sono sciroppati, un anno fa, un’intera stagione in Eccellenza – campi piccoli, squadre de borgata, livello tecnico infimo – soltanto perché credevano nel progetto. Sono quelli che domenica scorsa hanno lasciato lo stadio con la pioggia che mischiava qualche lacrimuccia. Adesso tocca a loro scendere in campo, per una battaglia difficile ma fondamentale per le sorti della Viterbese.
Ci provano, i tifosi gialloblu. E ci provano presto, perché il tempo è un fattore decisivo in questa faccenda. Piero Camilli ha già detto che se ne andrà ma il popolo del Rocchi non vuole mica mollare. Non mollò quella volta con la Tharros, o quell’altra col Tolentino, o quel giorno a Montefiascone. Né ha mai concesso troppi sciali ai presidenti furbacchioni di turno o ai politici furbetti che hanno utilizzato la Beneamata per fare strada (e quanti ce ne sono stati, e quanti ce ne saranno).
Ci provano, anche se non oggi, perché l’incontro allo stadio Rocchi è saltato perché il sindaco (invitato insieme al suo delegato allo sport Sergio Insogna) non poteva, aveva già degli impegni improrogabili. E’ probabile che il confronto slitti a martedì.
Dal primo cittadino i tifosi si aspettano innanzitutto chiarezza. Consapevoli che anche il sindaco può fare poco se davvero Camilli ha deciso di lasciare, i sostenitori chiedono comunque di sapere la posizione del Comune. Se Palazzo dei priori ha davvero fatto tutto il possibile per mettere il Comandante nelle condizioni di fare calcio a Viterbo. Se si poteva fare di più (ad occhio, sì). Se è possibile un ultimo, disperato, tentativo per ricucire la situazione.
L’esito è incerto, ma già provarci è qualcosa che fa onore ai tifosi della Viterbese e che dimostra, semmai ce ne fosse ancora bisogno, il loro attaccamento alla squadra, allo stemma, ai colori e tutto sommato alla città. Poi quello che succederà dopo si vedrà. Que serà serà.