Egregio signor Sergio Ragone, Viterbopost ha deciso di seguire la sua idea lanciata su Istagram. Quella cioè di farsi un giro a piedi per le vie del centro.
Ora, prima di comunicarle esattamente com’è andata, forse è meglio fare un piccolo passo indietro. Al fine di far comprendere ai lettori cosa le è frullato per la testa. Lei, attraverso una fotogallery pubblicata su internet, ha pensato di raccogliere e raccontare il meglio della sua Potenza (intesa come città). Altri le son venuti appresso. E da questa processione diffusa ne è uscito un elenco di ben cento siti, sparsi per il mondo intero, considerati come i migliori da percorrere a fette.
La cosa ha funzionato. E di brutto. Tant’è che la sua carrellata è stata anche ripresa dal Corriere della Sera. E così il capoluogo della Tuscia si è trovato immortalato di fianco a colossi quali New York, Madrid, Lisbona, Roma e Chicago. Ma anche Palermo, Mondello, Arezzo e perfino Magliano Sabina.
Ok, il progetto si chiamerebbe #euapiedi.
Laddove “eu” sta per “io”, in portoghese. Ma anche per Europa. Poco importa quindi che ci si sia spinti pure fuori dal vecchio continente. Poiché molti borghi (Viterbo compresa) potranno così giovare di un’ottima et ampia pubblicità.
Ma torniamo al presente. E allo struscio che il Post locale si è sciroppato al fine di confermare la tesi appena annunciata.
Che Viterbo sia una chicchetta medievale non si discute. È assodato. E ce lo si sente ripetere da almeno gli ultimi quarantatré sindaci. Che di scatti incredibili da cogliere in ogni pizzo ce ne siano quanti uno ne vuole, è altrettanto sacrosanto.
Roba da scaricare le batteria della macchinetta. Ma cosa troverebbe un turista, dopo aver letto il suo elaborato, una volta giunto qui nella Tuscia?
Magari un scorcio mozzafiato, San Pellegrino, attraversato senza paura da un suv che con gli specchietti rischierebbe di mozzargli la testa. Oppure delle piazzette storiche (San Carluccio, del Gesù, della Morte) adibite genialmente a parcheggio. Per non parlare poi di via San Lorenzo, Cardinal la Fontaine, e limitrofe. Stesso discorso, ma ampliato all’ennesima potenza.
Lungo il corso, e per non parlare poi di via Saffi, tre negozi su quattro son chiusi. Per fare pipì o ci si ficca in un bar o si citofona a caso a qualcuno. Qualora ci si perdesse inoltre, l’ultima cartina (ammesso che l’ufficio turistico sia aperto) risulta stampata poco dopo le Crociate. E, per chiudere, c’è più immondizia a terra che nei secchi (unici, la differenziata è un miraggio).
Terminato il sopralluogo, caro signor Ragone, una domanda la giriamo noi a lei: quest’inutile sfacchinata non ce la poteva risparmiare?