Il conto alla rovescia è ormai cominciato e scandisce il disvelamento dei dati relativi alla due diligence di Talete. Quella che in italiano si chiama analisi dei conti e che serve a mettere nero su bianco quanti debiti sono stati realmente accumulati nel corso degli anni dagli amministratori (di ogni colore e di qualunque estrazione politica) si sono succeduti alla guida della società che gestisce il servizio idrico integrato nella Tuscia (o almeno in parte di essa).
I dati saranno disponibili a breve, al termine di un lavoro certosino e tutt’altro che semplice da parte dei tecnici incaricati di spulciare atti e documenti che abbracciano un arco di tempo assai ampio. La scelta di rivolgersi ad una società esterna si era necessaria proprio per mettere nero su bianco e in maniera certa e definitiva (e da un ente terzo) la massa debitoria. L’entità delle cifre non si conosce, ma non si è lontani dalla realtà se si ipotizzano somme sull’ordine delle decine di milioni di euro. Questo atto di verità e di chiarezza (atteso come manna dal cielo da tutti gli interessati alla vicenda) mette comunque gli stessi attori (Regione e comuni) con le spalle al muro: non ci sarà più spazio quindi per ulteriori rinvii o per continuare a scansare il problema. Bisognerà metterci le mani dentro e, molto probabilmente, sporcarsele. Nel senso che è di tutta evidenza che bisognerà intervenire e anche sollecitamente.
Il timing dei prossimi giorni prevede per lunedì prossimo la riunione del consiglio di amministrazione per l’analisi del bilancio 2014 e per l’impostazione del budget 2015; il giorno successivo, assemblea dei soci per la nomina del nuovo membro del cda in sostituzione dell’avvocato Laura Mezzetti dimissionaria (la designazione spetta al Pd). Entro il 30 giugno bisognerà approvare il bilancio, ma ancor prima si avrà cognizione del reale stato dei conti.
Come sia stato possibile accumulare tanti debiti da parte di una società che quest’anno, tanto per fare qualche cifra, fatturerà oltre 25 milioni di euro, resta uno dei misteri irrisolti delle vicende nostrane. Chi mai dovrà rendere conto di una gestione così “allegra” da provocare una voragine che più volte ha fatto temere il fallimento? Come che sia, il momento delle decisioni sta per arrivare poiché è chiaro che con i rubinetti degli istituti bancari ben chiusi (e chi mai presterebbe soldi ad un’azienda così fortemente indebitata e con un capitale sociale che non arriva al mezzo milione di euro?) e con i creditori sempre pronti a far scattare la mannaia della riscossione coatta e del blocco dei conti correnti, qualcosa si dovrà pur fare. Di una cosa tutti i protagonisti devono essere consapevoli: non si pensi di far pagare ai cittadini guasti e danni ingenti, provocati da chi era stato chiamato ad amministrare la società. Questo sarebbe solo un ceffone sonoro e inaccettabile che la ggente non merita e non accetterà mai.