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La Provincia di Mazzola: “Lasciate fuori le crisi”

Nel primo consiglio messaggi chiari alle turbolenze politiche viterbesi

La maggioranza

La maggioranza

Ma siamo nella Tuscia o in Engandina? Ore 11.30 spaccate, via al primo consiglio della nuova Provincia, rinnovata nei nomi e nella formula, benché questa resti ancora confusa nella testa nebulosa di qualche cronista. “La ricreazione è finita. Me piace esse puntuale, oggi come in futuro. Scegliamo un giorno, scegliamo un orario, e a quell’ora se comincia. Chi c’è c’è”. Se non fosse per l’accento, si potrebbe equivocare persino l’origine del nuovo presidente Mauro Mazzola: elvetico, e non etrusco, borgomastro, e non lucumone, di Tarquinia.

I suoi dodici apostoli per oggi sono nove, e diventeranno dieci solo ad un soffio dalla fine di questo primo consiglio puntuale, certo, ma anche breve e poco doloroso. Sull’efficacia aspettiamo banchi di prova più impegnativi rispetto all’innocuo e sportivo vernissage iniziale. Gli assenti sono tutti del Pd: il convalescente Quintarelli, l’impegnato Stelliferi, il ritardatario Gianluca Angelelli, che sbarca da Civita Castellana intorno a mezzogiorno, ma pare che non sia colpa dei tutor sulla Nepesina. Si fanno i posti tra i banchi come in una partita a poker: Fabbrini, altro Pd, finisce in partibus infidelium, dove fino alla scorsa settimana sedeva la maggioranza di centrodestra.

Aldo Fabbrini (Pd) e, sullo sfondo, Elpidio Micci (Centrodestra unito)

Aldo Fabbrini (Pd) e, sullo sfondo, Elpidio Micci (Centrodestra unito)

Intanto, Mazzola aveva avuto tutto il tempo per il suo discorso di insediamento: “E’ una grande emozione e una grande responsabilità, che s’affianca a quella di guidare il Comune di Tarquinia, cosa che continuerò a fare con lo stesso impegno di sempre. Ringrazio tutti quei sindaci e consiglieri che hanno creduto in questa mia candidatura, un po’ incosciente ma che è risultata vincente. Ora però è il momento di mettersi a lavorare, magari tutti insieme, e chiedo la collaborazione di tutti i partiti perché un presidente, da solo, può far poco, questo nonostante le ampie competenze che gli consegna la riforma”.

Già, la riforma firmata dal ministro Delrio. Mazzola lo sa che qui si gioca tutta la sua partita: “Ma non vogliamo essere i liquidatori della Provincia, vogliamo esserne gli amministratori – scandisce – Soltanto così potremo affrontare le nuove sfide che ci attendono nei prossimi anni. E’ indispensabile ridurre le spese, gli sprechi, e anche scrivere il nuovo statuto dell’ente”. Seguono i ringraziamenti a dipendenti e dirigenti (anche se in aula non se ne vede quasi nessuno): “Bisogna tutelare tutti quei dipendenti di mezza età che su questo lavoro hanno costruito la loro vita e le loro famiglie, ma non dobbiamo dimenticare anche i precari, dei quali in questi giorni, passeggiando per i corridoi, ho avvertito tutta la preoccupazione, ma anche la voglia di rimettersi al servizio dell’amministrazione. Abbiamo poche competenze, ma molto delicate: mi aspetto il sostegno di tutti, a partire dalla Regione. Insieme ce la faremo”. Applausi, anche da destra. Piccolo colpo di teatro, con il dono di un mazzo di fiori all’unica donna (vietato dire “quota rosa”) dell’assise, la consigliera Laura Voccia di Tarquinia, nella squadra dei moderati e riformisti.

L'omaggio floreale di Mazzola alla consigliera Voccia (Moderati e riformisti)

L’omaggio floreale di Mazzola alla consigliera Voccia (Moderati e riformisti)

I moderati, proprio loro. I tre consiglieri eletti (gli altri sono Tofani e Treta) che s’inseriscono nel dibattito di questi giorni intorno alle sorti del Comune di Viterbo e al rapporto col Pd. Archiviata la galanteria d’altri tempi, Mazzola torna perentorio: “Non tollererò che i problemi di altre maggioranze arrivino qui dentro – dice – Le crisi politiche del capoluogo, o di qualsiasi altro Comune della Provincia non ci interessano”. In platea, il segretario provinciale democratico Egidi incrocia le dita, mentre dall’opposizione Cataldi (Centrodestra unito) infierisce: “Spero che la sua, presidente, sia stata davvero una vittoria e che abbia la maggioranza per governare”. Per oggi sì, un domani si vedrà. E Palozzi, consigliere anziano (“Sono qui dal 2005, ormai faccio parte dell’arredamento”), rassicura per conto suo: “Sul Pd puoi tranquillamente fare affidamento”. Un affidamento svizzero.

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