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Consigli non richiesti al nuovo presidente

Mauro Mazzola e quattro cose da fare (e da non fare)

La nuca di Mazzola ieri a colloquio con Aldo Fabbrini fuori dalla Provincia

La nuca di Mazzola ieri a colloquio con Aldo Fabbrini fuori dalla Provincia

Buon lavoro, presidente Mauro Mazzola, voto 6.5 d’incoraggiamento. Si sapeva che avrebbe vinto e i numeri dello scrutinio sono soltanto il timbro che mancava. Proprio perché era tutto – largamente – annunciato, ci si aspetta da lei un lavoretto coi fiocchi. Qualche consiglio gratuito, non richiesto, eppure fondamentale per il futuro suo, nostro e dell’intero genere umano, da parte di Viterbopost. Li segua alla lettera, e un giorno la vedremo alla Casa Bianca. Oh yeah.

Primo. Sia il presidente di tutti. E non è soltanto un modo di dire, una frase da buttare là per blandire i media, e il popolo bue. Lei ha un’opportunità d’oro, anzi di platino (voto 9). Con la nuova Provincia post riforma il suo ruolo sarà – o dovrebbe essere – meno politico dei suoi predecessori. Perché non l’hanno votata i cittadini, ma quelli che dovrebbero essere soltanto amministratori locali. E con l’alleggerimento delle deleghe dell’ente che da oggi presiede, dovrebbe – dovrebbe – venirle tutto più facile. Parliamoci chiaro: la Provincia oggi non conta più un ciufolo, e magari nel giro di qualche anno la cancelleranno proprio, trasformandola in macroarea (brrrrrr, voto 1 soltanto al nome). Lei, Mazzola, è un panda (non una Panda: voto 7.5) e nell’attesa dell’estinzione sarebbe bello comunque lasciare un buon ricordo.

Secondo. Faccia gli interessi della Tuscia, amata terra nostra (no, Mino Reitano no: voto 4). Questo fazzoletto incastrato tra Roma godona (voto 2), quegli snob della Toscana (voto 5) e l’Umbria genuina (voto 6). Basterebbe poco, basterebbe non cedere alle solite pressioni, alle richieste di chi vede il Viterbese come contea di passaggio, o peggio di conquista. Basterebbe non svendersi al migliore offerente – o referente di partito – che chiede il favore calato dall’alto. Libertà di giudizio e libertà d’azione, ecco quello che ci vorrebbe. Se ce la facesse, saremmo già avanti.

Terzo. Chiuda la porta a tutti quegli ultras che, nelle ultime ore e nelle ultime settimane, l’hanno circondata, coccolata, avvolta nella bambagia. Meglio non fidarsi, non le pare? Gente che viene dal suo partito, e che vede in lei l’incarnazione della Rivincita della Sinistra (voto 1). Non è più il tempo di lottizzare le poltrone, di vedere la politica come prosecuzione della guerra con altri mezzi (voto 2, alla parafrasi e alla semi-citazione). E proprio perché la Provincia conta più poco o punto sarebbe il caso di non vederla come il Cremlino dei bei tempi (voto 0), ma come una rappresentanza locale e temporanea del potere amministrativo. Burocrati, insomma, ma con le palle, con uevos.

Le operazioni di voto in Provincia

Le operazioni di voto in Provincia

Quarto, e ultimo. Eviti i colpi da teatro, gli annunci memorabili (“Abbiamo reintegrato i precari”, “Abbiamo risolto i problemi dei rifiuti”), perché tanto sappiamo che non ha né l’autorità né le possibilità per arrivare ad un risultato definitivo. Meno chiacchiere, giacché il distintivo che le ha ricamato addosso il ministro Delrio (voto 4, troppi figli) vale quel che vale. Meglio i fatti: concreti, magari semplici, ma fatti. Voto 8, e di nuovo buon lavoro.

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