L’edizione è la numero 7, ma non c’è alcun segnale di crisi. Anzi. VisiTuscia, la manifestazione ideata dal Cat (Centro assistenza imprese) di Viterbo, in collaborazione con la Provincia e la Camera di commercio (oltre che con una serie di partner privati e associazioni), si presenta ai nastri partenza con le carte in regola: in sette anni, + 30% di presenze. Il che significa molto semplicemente che la strada per il rilancio del turismo (settore sul quale tutti indistintamente puntano, spesso però solo a parole) non servono bei discorsi, ma fatti concreti. Far incontrare buyers (compratori) nazionali ed esteri con gli operatori locali, metterli intorno ad un tavolo e proporre pacchetti che siano in grado di sollecitare l’interesse e l’attenzione. Gli affari si fanno così.
Vincenzo Peparello, anima e organizzatore dell’iniziativa, sale in cattedra per una lezione di marketing turistico. Si parte dai numeri: in Italia si registra un costante e abbastanza pronunciato calo dei flussi tradizionali soprattutto verso la grandi città. “Perché – spiega – nonostante il nostro straordinario patrimonio artistico e culturale, non siamo stati in grado di catturare questi flussi. In parole povere, non abbiamo saputo riposizionarci nel mercato globale”. Esempio pratico: un americano che viene in Italia per la prima volta visita Roma, Venezia, Firenze eccetera eccetera, ma poi bisogna indurlo a tornare. Possiamo rimandarlo in quegli stessi luoghi già visitati? Evidentemente, no: bisogna offrirgli altro. Ecco allora che i territori giocano un ruolo importante e la Tuscia può e deve intercettare tali richieste. Ancora Peparello: “Il momento clou di VisiTuscia sono i workshop, cioè l’incontro tra la domanda e l’offerta. In quella sede, i nostri operatori proporranno in maniera strutturale il nostro territorio”. Che significa? “Non basta offrire bellezze, percorsi, accoglienza, prodotti tipici: bisogna garantire servizi di qualità elevata. Oggi non conta più la destinazione, quanto la motivazione. Noi dobbiamo saperci presentare con un’offerta solida, caratterizzata da un rapporto qualità – prezzo adeguato. Anche se va detto che non è tanto una questione di soldi, quanto di eccellenze da proporre”. In che senso? “Negli ultimi anni – sottolinea con pazienza il presidente di Confesercenti – il turismo enogastromico ha mostrato crescite assai interessanti, in grado di bilanciare i cali che si registrano in altri comparti. Quello enologico, in particolare, segnala 5 milioni di presenze nell’ultimo anno”. E allora? “Noi vogliamo rivolgerci a questo tipo di viaggiatori. E’ gente che, in generale, ha una buona capacità di spesa ed è anche disponibile a spendere tanto, purché la qualità e i servizi siano adeguati”.
“Con la straordinaria occasione di Expo, ormai alle porte – interviene il presidente della Camera di commercio, Domenico Merlani – VisiTuscia acquista una valenza ancora maggiore. Siamo convinti che il turismo sia veicolo di crescita a impatto zero: non danneggia, anzi migliora il territorio. In un periodo in cui di fondi ce ne sono sempre meno, è importante non disperdere energie e risorse. E’ tempo di prendere coscienza delle grandi potenzialità che abbiamo e di sfruttarle adeguatamente: con questa iniziativa sono convinto che si stia percorrendo la strada giusta. A Milano siamo ottimamente rappresentati nel padiglione Lazio, ora però occorre lavorare nella nostra terra perché è qui che vanno concluse le intese”.
Il programma prevede entro il 15 giugno un tour con i giornalisti specializzati; in ottobre i workshop, cioè l’incontro tra operatori locali e una quarantina di buyer specializzati, sia italiani che internazionali. In quella circostanza, saranno presentati i pacchetti delle offerte. Previste, anche in quel caso, visite guidate oltre che la distribuzione di opuscoli e di video promozionali, anche in inglese e in cinese, oltre che un focus dedicato agli extravergine Tuscia e Canino. “Avremo una particolare attenzione – sottolinea Peparello – per i paesi del cosiddetto BRIC, cioe Brasile, Russia, India e Cina. Senza dimenticare ovviamente il mercato italiano, che continua a rappresentare globalmente il 50% della domanda. Molto interessante anche la fascia dell’Est Europa, con particolare riferimento alla Romania”. “Expo – conclude Vincenzo Peparello – è una eccezionale vetrina, ma non è un momento commerciale. VisiTuscia si propone proprio come la sintesi per chiudere concretamente accordi”. Buona fortuna.