Si chiama Francesca Mastrolonardo. Ha 23 anni. Ed è una ragazza disabile. Un ritardo motorio e nel linguaggio, il suo. Cosa che sicuramente le rende la vita difficile, difficilissima. Ma che comunque, attenzione, le permette una piena autosufficienza.
Da un mesetto a questa parte la ragazza è stata strappata via dai propri cari. Il giudice Filippo Nisi ha deciso che forse per lei era più adatto un nuovo destino. Ed ecco quindi l’affido ad una casa famiglia. Lontano, a più di 70 chilometri dal focolare quotidiano che finora l’aveva accompagnata in un lungo e tortuoso percorso.
La strana notizia ha toccato profondamente non solo le persone già vicine a Francesca, ma l’opinione pubblica intera. Al punto tale nel giro di pochissimo tempo si è formato un comitato: “Insieme per Francesca”. Gli attivisti, che crescono vertiginosamente col passare delle ore, hanno subito pensato di mettere in piedi un banchetto, con volantini informativi, ed una storia che va raccontata a quanti più possibile.
E siamo ad un nuovo capitolo di questa dura battaglia. Quello che si snoda in un groviglio di burocrazia mescolata a sentimenti. Per ora le firma a sostegno della diatriba legale sono oltre 600. E non mancano attestati di stima dal mondo associazionistico, dai semplici cittadini, da chiunque abbia un po’ di cuore e del fegato per dimostrarlo.
Chi la conosce racconta di una bimba prima, e di una donna poi, piena di gioia. Nonostante la separazione dei suoi. Nonostante la disabilità. Francesca è tipa svelta e intraprendente. La sua permanenza a Tuscania è legata ai rapporti con la comunità, all’ippoterapia, alle pitture esposte settimanalmente al mercatino rionale. Poi la batosta. I Carabinieri in casa. Il trasferimento a Narni. E per il solo motivo che papà e mamma non vanno (ancora) d’accordo, e quindi non le consentono di campare in un clima favorevole.
Tra l’altro, dalla lontana Umbria, non le è consentito nemmeno di fare uno squillo. Le è infatti stato sequestrato il telefonino cellulare.
Il comitato prosegue comunque il suo lavoro. A Viterbo, a Tuscania, nella città natale di Napoli, e addirittura in Spagna. È stato anche costruito un sito internet dedicato. Le ultime ad interessarsi della cosa, e sicuramente ne seguiranno altri, sono le donne del centro antiviolenza Erinna: “Siamo a fianco di Francesca e di sua madre perché riconosciamo la violenza istituzionale e conosciamo quanto possa ferire e lasciare un senso profondo di inadeguatezza e di impotenza, e poi di rabbia perché si sa di avere ragione – dicono nella nota – Ora occorre di comprendere l’errore e recuperare immediatamente”.
Incredibile è infine il messaggio lanciato proprio dalla madre, Laura Tramma. Per la cronaca, insegnante di sostegno. “Mia figlia deve uscire. Ma, soprattutto, deve essere libera di scegliere. Se decidesse di restare in casa famiglia la lascerei fare”.