Serve davvero il Jobs Act, una delle riforme più importanti varate dal governo Renzi? Alla domanda prova a dare una risposta un convegno organizzato da Federlazio Viterbo, in programma lunedì prossimo presso l’Università della Tuscia. Intanto vale la pena ascoltare che ne pensa Giuseppe Crea che dell’associazione degli imprenditori è il direttore. “Io mi limito – attacca – a valutazioni di carattere politico, poiché gli aspetti tecnici saranno curati dai qualificati relatori del convegno. Innanzitutto una considerazione di carattere generale: per troppo tempo l’Italia è stata ferma e adesso quindi è assolutamente necessario proseguire sulla strada delle riforme. E non perché ce lo chiede l’Europa, ma semplicemente perché servono a noi e basta”.
Detto questo?
“La riforma del mercato del lavoro, per quanto importante, non basta a creare occupazione. L’ho e lo ripeto: un jobs non si fa con un act”.
E allora come si crea lavoro?
“Va limitata e fortificata la ripresa economica in atto. Che non è determinata da fattori interni, ma da contingenze esterne: penso agli interventi di Draghi e della Banca centrale europea e al calo del prezzo del petrolio”.
Noi italiani ci abbiamo messo poco, insomma…
“Esattamente così. Peraltro, gli effetti dell’applicazione del Jobs Act si vedranno seriamente solo fra un anno. Al momento, ha prodotto quasi esclusivamente stabilizzazioni ma non nuovi posti di lavoro. E questo anche per un’altra ragione”.
Qual è?
“Le aziende per legge non possono procedere a nuove assunzioni se sono in atto forme di ammortizzatori sociali. E siccome veniamo da un lungo periodo di crisi, quasi tutte le imprese hanno fatto ricorso a questo tipo di sostegno. Bisogna allora aspettare che termini la fase acuta e poi si vedranno gli effetti sulla nuova occupazione”.
Pessimista?
“No, realista. Credo che il Jobs act sia necessario ma non sufficiente. Le imprese non hanno alcuna voglia di licenziare perché significa buttare esperienze e qualificazione che si sono formate nell’arco degli anni. Lo fanno proprio in casi estremi, altrimenti si ricorre alle varie tipologie di ammortizzatori. Insomma si assume o si licenzia a prescindere dalla presenza di una legge”.
Un consiglio pratico?
“Agganciare la ripresa con interventi mirati e concreti. Dobbiamo cioè sfruttare i fattori esterni ai quali accennavo prima, trasformandoli in certezze interne”.
C’è un tema che sta particolarmente a Federlazio ed è quello del termalismo a Viterbo.
“Dico la verità: la situazione attuale è un autentico marasma. O c’è un serio intervento politico o si continuerà a navigare a vista sprecando un’importantissima leva di sviluppo per Viterbo e la Tuscia tutta”.
In concreto?
“Regione, Comune e Provincia si siedano intorno ad un tavolo e decidano cosa fare. Possibile che si debba restare appesi ad una sentenza del Tar o del Consiglio di Stato? Possibile che non si faccia nulla sui prelievi abusivi che non si neppure quanti sono realmente? Governatori, titolare delle Terme Salus, sta procedendo con i lavori al pozzo San Valentino, previsti dalla seconda fase del progetto di ristrutturazione. Ma non c’è alcuna certezza che l’intervento sia risolutivo: è un pozzo vecchio. Magari sarebbe più utile chiuderlo e scavarne uno nuovo. E chi lo deve decidere se non la politica?”.
In sintesi?
“Manca la progettualità e manca la volontà politica. Così facendo non si va da nessuna parte: si tampone un’emergenza e subito dopo se ne apre un’altra”.