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Il Governo “molla” Tirrenica e Orte-Mestre?

Le anticipazioni sul piano infrastrutture del ministero vorrebbero escluse le due opere

Graziano Delrio,ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

Graziano Delrio,ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

Sono ore cruciali per due opere che riguardano da vicino la provincia di Viterbo – il suo fronte orientale e quello occidentale, con evidenti ripercussioni per tutto il territorio – l’autostrada Tirrenica e la Orte-Mestre. Perché secondo autorevoli voci del Governo, riprese prima da Il Sole 24 ore e poi da Il Corriere della sera, entrambe le opere in cantiere sarebbero state escluse dal piano infrastrutture per il quinquennio 2015-19 alla firma, proprio in queste ore, del ministro Graziano Delrio.

Un piano che sarebbe stato fortemente ridimensionato rispetto alle intenzioni e che avrebbe individuato 49 opere prioritarie per l’Italia, per un valore di 80 miliardi di euro. Tra queste, secondo quando emerso negli ultimi giorni, non ci sarebbero più né l’autostrada Tirrenica da Livorno a Civitavecchia né l’autostrada che collegherebbe il centro del Paese, Orte, con il mare Adriatico, tagliando trasversalmente lo Stivale fino a Mestre. Due infrastrutture che non saranno strategiche per il Governo, ma che invece lo sono sempre state per la Tuscia, territorio carente di vie di comunicazione da tempo immemorabile e che, dall’annunciata realizzazione di queste due strade sperava di ottenere in automatico anche la famosa trasversale Orte – Civitavecchia, il completamento della superstrada insomma.

Il tracciato della Tirrenica

Il tracciato della Tirrenica

Non resta che aspettare la pubblicazione del piano firmato dal neoministro Delrio per scoprire se sarà davvero così. Intanto, a proposito della Tirrenica, va precisato che il tratto da Civitavecchia a Tarquinia non è in discussione, visto che i cantieri sono aperti. Semmai è il resto del percorso (il totale è di 242 chilometri: ne sono stati realizzati appena 40, da Livorno a Cecina nord) ad essere in discussione. Senza i soldi dello Stato, infatti, bisognerà affidarsi ai capitali privati. E la Sat (Società autostrada tirrenica, affidataria dei lavori dal 1968) è passata sotto il controllo di Autostrade per l’Italia, del gruppo Atlantia e quindi della famiglia Benetton. La quale si è detta disponibile a proseguire i lavori “rinunciando – scrive il Corriere della sera – al contributo di 270 milioni du euro che figurava nella prima bozza del decreto Sblocca Italia ma poi sparito. Al Governo, però, mercoledì scorso avrebbe chiesto la possibilità di aumentare i pedaggi autostradali sull’intera rete in concessione”. Come dire, con modi molto spicci: la Tirrenica potrebbero pagarla i cittadini, gli automobilisti. Le trattative comunque sono in corso e prima di maggio non si parla di un accordo, figuriamoci dell’approvazione dei progetti. Con l’apertura dei cantieri da San Pietro in palazzi (Cecina) a Tarquinia nel 2016. Resta poi da ottenere il via libera dei sindaci, specie nel tratto sensibile – perché ad alta densità di vip e di relative ville – tra Caparbio e Orbetello.

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