Ora, la premessa è tanto semplice quanto necessaria. Quella bomboniera unica al mondo, che porta il nome di Civita di Bagnoregio, gioca una gara a parte. Nel senso che, sarebbe oggettivamente sciocco paragonarla a qualsiasi altro sito di interesse vario esistente in provincia. Uno: è un discorso morfologico-architettonico-territoriale. Due: lì i turisti da un lato ci cascano, dall’altro arrivano attraverso un abile e lungo percorso di incoming. Di giapponesi, cinesi e russi, per citare una parte specifica dei pellegrini, altrove non se ne trovano.
Detto ciò, si può serenamente tirare una riga e fare due conti. Come è andata per Pasqua e per Pasquetta nella Tuscia? Quante persone, nonostante il maltempo, la Cassia, e diversi altri fattori negativi, hanno deciso di passare da queste parti il break festivo?
Civita di Bagnoregio, per rimarcare le chiacchiere di cui sopra, ha registrato il tutto esaurito: in 48 ore 15000 unità hanno attraversato il ponte. Più i bambini e i non paganti. Cosa aggiungere? Che il Colosseo ha fatto meno? Che Castel Sant’Angelo addirittura un terzo? Può bastare, forse. E il sindaco Bigiotti, giustamente, gongola sui social network.
Torniamo pertanto sul pianeta terra. Nonostante il gelo artico ben si è comportata la controversa Villa Lante di Bagnaia (che sì, era aperta). Pasqua un po’ fiacca, 500 persone, ma ottima Pasquetta: addirittura 1750. Per un trend che va ad aumentare nonostante il caos sulla gestione e su alcuni lavori interni che o non partono, o sono bloccati.
Segue Caprarola, Palazzo Farnese. Altra gemma indiscussa. “Domenica 1100 ingressi – racconta il tizio che strappava i biglietti – lunedì 1200. E si battevano i denti”. Il distretto Cimino può ritenersi soddisfatto. Magari anche del fatto che non ha nevicato.
Dalla montagna al mare. Identiche perturbazioni. La Necropoli di Tarquinia ha lavorato decentemente sabato, 570 presenze. Il dì seguente 680, e poi 865. Singolare però è il confronto col museo Etrusco, che sta in paese, e normalmente parte svantaggiato. Solo per Pasqua invece di ticket ne sono stati emessi 900. Considerazione: il visitatore cerca il caldo, e poi la cultura.
Finalmente Viterbo. Che, strano ma vero, occupa gli ultimi tre gradini sulla scala dell’affluenza. Si fa onore il museo Colle del Duomo: in 72 ore 1200 curiosi. Altrettanti ne sono passati per quello del Sodalizio. Segno che Archeoares, ossia i gestori, sanno lavorare e fare rete.
L’appena riaperto Museo civico di piazza Crispi invece tocca le 400 unità scarse. Tra le 50 e le 100 in più, infine, le persone che si sono addentrate a Ferento. “Ottimo – conferma Archeotuscia – ora magari però troviamo una formula per riuscire a stare aperti sempre”.
Già, sarebbe carino davvero.