Viterbopost ha studiato. E oggi ve lo dimostra.
“Canepina è quello paesetto bellino che sta sa e Gimini, do se magne bene, se arespire e l’aria bbona ma soprattutto se parle strano. Che anche De Andrè se ne accorgette (veniva tre quaddro vodde l’anno a Suriano): passeva da lapperdellì e doppo ave fatto do chiacchiere co e l’abitanti, se rendette conto de nun avecce capito quelle.
Da un bo’ de tempo a sta parte però do studiosi se so messi in gapoccia de spiegallo e ganepinese. E, visto che so studiosi, hanno studiato e dialetto di pe di, bare dopo bare, anziano dopo anziano. E so finarmente arivati a un verdetto: c’ava ragione De Andrè, e ganepinesi so ingomprensibili (e angò più difficile è scriva in dialetto). Ma armeno mo potemo ambarà a capilli co vocabolario canepinese-italiano. Quello che proprio a coppia de studiosi mo ha brevettato. Pe quanti fussero inderessati a sfojallo sto vocabolario se ne parle oje a Viterbo”.
Traduzione dal canepinese all’italiano (o qualcosa che ci somigli):
“Canepina è quel borghetto delizioso situato sui monti Cimini. Quel paese dove si mangia bene, si respira aria buona, ma soprattutto si parla strano. Che pure il poeta Fabrizio De André se ne accorse (era solito venire a Soriano, tre, quattro volte l’anno). Passava da quelle parti e, dopo aver fatto due chiacchiere coi residenti, si rese conto che non c’aveva capito nulla.
Da un po’ di tempo a questa parte però due studiosi si sono messi in testa di decodificarlo, il canepinese. Così hanno studiato la lingua giorno dopo giorno, bar dopo bar, anziano dopo anziano. E sono finalmente arrivati ad un verdetto: c’aveva ragione De André, sono incomprensibili (per non parlare poi della scrittura, praticamente indecifrabile). Ma almeno adesso li possiamo imparare a comprendere.
Come? Col vocabolario canepinese-italiano, chiaramente. Quello che proprio la coppia di cui sopra ha appena brevettato. E, per quanti fossero interessati a sfogliarlo, se ne parlerà oggi a Viterbo”.
Già. L’appuntamento odierno è simpatico nonché interessante. ll vocabolario del dialetto canepinese viene presentato (ore 17) nel corso di un incontro alla Fondazione Carivit (via Cavour 67). Intervengono il sindaco cimino Aldo Maria Moneta, il consigliere regionale Enrico Panunzi, l’assessore alla Cultura Carlo Polozzi. Sono inoltre presenti i due (instancabili) autori, Luigi Cimarra e Francesco Petroselli. Nel dibattito anche Paolo D’Achille (professore di Linguistica a Roma Tre) e Quirino Galli (direttore del Museo delle tradizioni popolari di Canepina). Nonché il Gruppo spontaneo teatrale canepinese. Media il giornalista Francesco Corsi, quello che fino a pochi mesi addietro ha promosso proprio il (suo) canepinese nella fortunata rubrica “Osservatorio cimino” sul vecchio Melting pot.
Buon divertimento, e buona fortuna.