Tre pullman contengono circa centocinquanta persone. Più gli autisti. Ma, come si dice, ambasciator non porta pena. Comunque. Tutte questa bella gente sabato si muoverà da Viterbo verso Roma (non è dato sapere se il pranzo sia o meno “al sacco”). E non per una puntata ai Musei vaticani. Ma bensì a piazza del Popolo per protestare contro il Governo. E per volere della Lega. Di Salvini in persona, a dirla tutta. Il cavallo verde più rappresentativo e rappresentato e mediatico del momento. Il grido di battaglia dovrebbe essere: “Renzi a casa”.
Il capostipite locale della gita fuori porta è chiaramente Umberto Fusco. Leghista convinto dal lontano 2008. In brodo di giuggiole, oggi come oggi, per via del successo del suo movimento politico. Seppur in modo sezionato, come vuol la moda.
A quante prenotazioni stiamo signor Fusco?
“Non credo che basteranno gli autobus, il telefono continua a squillare”.
Addirittura.
“Già. Viterbo ha risposto alla grande. E poi a ruota Montefiascone, Tuscania, Orte, Valentano, Tarquinia, Vitorchiano…”.
Questa Lega si allarga a macchia d’olio.
“Siamo in sintonia con i consensi nazionali”.
Chi l’avrebbe mai detto.
“Nessuno. Ero il solo a crederci. Prima con Lega Lazio, poi la Federalista, e ora con ‘Noi con Salvini'”.
Patriarca indiscusso, dal dopo Bossi.
“Circondato, più che altro, da gente veramente competente. E non solo al nord”.
A proposito: percentuali su Viterbo?
“È prematuro dirlo, ma credo che stiamo sul 20 scarso”.
Alla faccia. E iniziative sempre territoriali?
“Il 22 altra manifestazione, qui in casa. Per dibattere e combattere l’Imu agricola”.
Proprio le tasse sono uno dei punti più importanti di questo weekend corto capitolino.
“Non se ne può più. Siamo sul 70%. Ma come si fa?”.
Già, come si fa?
“Tocca mandare a casa Renzi. Nella Tari ci ritroviamo una quota per le Province. Ma quali? Se poi le abolisce”.
Solo questo?
“Scherziamo? Basta euro. Affrontiamo l’emigrazione difendendo il territorio. Guardate come è ridotta Viterbo”.
Ecco, Viterbo…
“Dovremmo essere un’eccellenza nazionale e siamo sempre alle dipendenze di Roma”.
Anche lei ha amministrato, in realtà. E si parla di passato recente.
“Ho creduto in qualcosa, sbagliando. Abbiamo fatto schifo”.
Si spieghi.
“Non si muove l’economia da una vita qua. Se non fosse per i militari saremmo tutti in disgrazia. Al Bullicame non c’è acqua. E nessuno ne parla”.
Perché?
“Lo chiede a me? Qui servono fatti. Basta coi colori politici e con le finte promesse. Occorre agire”.
E magari pure scegliere un presidente del consiglio comunale.
“Come è possibile avere una maggioranza assoluta e non trovare un nome condiviso?”.
La strada per uscirne?
“Segnali forti. Gente concreta. Serve questo. Imparare a dire ‘no'”.
Ok, ma a chi?
“Che non si presenti nessun sindaco per le nuove elezioni provinciali. Questo sì che sarebbe un segnale”.
E i comuni mortali cosa ne pensano?
“Ieri l’altro stavo a piazza San Faustino, da sempre epicentro democristiano. E mi sono trovato tantissime persone, anche settantenni, pronte a sostenerci”.
Mica porterete i vecchietti a Roma?
“Chiunque vuol venire è il benvenuto. Purché sia chiaro il messaggio: Renzi a casa”.
E con l’hashtag davanti. E con la felpetta col motto sul petto. Che fa fico e in tivù funziona forte.