Bentornato, asino grigio viterbese. Ti avevano dichiarato ufficialmente estinto, invece no: eri stato semplicemente dimenticato, ma eri vivo e vegeto e qualcuno ci si è messo di impegno ed è riuscito a farti tornare fra le sette razze asinine italiane riconosciute. La levatrice di questo faticoso parto è Pietro Bologna, 49 anni, da Montefiascone, imprenditore con una straordinaria passione per l’allevamento di animali. Vale la pena ascoltare la storia di questa rinascita.
“Tutto nasce per passione e per completare – spiega – l’attività della azienda agricola Serpepe che è gestita da mia moglie Sandy Fiorentini. Gli asini nelle nostre zone ci sono sempre stati, ma quelli dal caratteristico mantello grigio sono tipici del Viterbese. Ho fatto una ricerca storico-fotografica documentando che questo tipo di asino non era affatto sparito. Ho portato questi miei studi all’Arsial che ha fatto le sue indagini. Alla fine attraverso la studio del dna degli esemplari esistenti, hanno verificato che il genoma era diverso, davvero originale rispetto alle altre razze. La Regione Lazio ha portato questi risultati in Europa e nel 2013 è arrivato il responso: l’asino grigio viterbese non è affatto estinto. E così la razza è tornata a pieno titolo tra le 7 ufficialmente riconosciute”.
“Oggi – continua Bologna – gli allevatori sono circa 200, ma solo 35 sono iscritti all’associazione e quindi assolvono agli obblighi di registrazione. Il riconscimento ufficiale comporta anche un contributo da parte dell’Unione europea. Niente di che: 200 euro l’anno che però costituiscono uno stimolo a continuare e ad impegnarsi”.
Ma a che cosa serve un asino grigio viterbese? “Innanzitutto – tiene a precisare Pietro Bologna – è escluso l’allevamento per scopi alimentari. Il latte di asina poi è indicato nel caso di intolleranze alimentari al latte bovino o ovino. E’ particolarmente adatto per la sua docilità alla pet therapy: la onoterapia è ottima per i disabili mentali. Ed è ancora uno straordinario pulitore di terreni incolti perché mangia di tutto: canne, spine, rovi”. Senza riandare a Poppea, la moglie di Nerone che usava farsi il bagno nel latte di asina, vanno ricordate anche le proprietà terapeutiche sulla pelle. “In più, si fa cavalcare con facilità ed è un eccezionale galoppatore. A Tolfa, dove esiste una passione incredibile per questi animali e dove si corre il palio degli asini (paragonabile senza eccessi a quanto si vive a Siena), hanno una vera predilezione per il grigio viterbese: è davvero imbattibile. Uno stallone ha chiuso imbattuto la sua carriera, ma ora ci sono i suoi figli. E poi, contrariamente a quanto si crede, l’asino è un animale intelligente, molto più del cavallo”.
E questa è proprio una novità… “Già, proprio così. Il cavallo quando ha paura scappa; l’asino si nasconde nella macchia. Va convinto e coinvolto e a quel punto è disposto a fare tutto; il cavallo invece si sottomette e si butterebbe anche nel fuoco: l’asino non lo farà mai. E mica è scemo… Ripeto: sono animali estremamente docili e quindi socializzano facilmente. Alle feste dei miei nipotini, si fanno fare di tutto dai bambini. Ma questa dell’allevamento dei grigi resta solo una passione. Il lavoro è un’altra cosa…”. Nella azienda agricola Serpepe, circa 200 ettari sulla Commenda ma nel territorio del comune di Viterbo, infatti, si allevano maiali di cinta senesi e pecore e si producono bontà di eccezionale qualità: “I nostri salumi di cinta rigorosamente bio sono davvero prelibati; il latte delle nostre pecore lo mandiamo a Pienza dove poi ci fanno il pecorino. E ancora farro, legumi, pasta, olio. Lo dico senza falsa modestia: siamo una delle eccellenze nel Lazio e in Italia, anche se veniamo apprezzati più all’estero che da noi. Ma questo è un altro discorso…”.
Una grande tradizione e una straordinaria passione e poi? “Non so che cosa succederà – conclude Pietro Bologna -. Le mie figlie hanno 14 e 18 anni. A loro non ho mai chiesto che cosa faranno da grandi perché non voglio in alcun modo influenzare le loro scelte. Certo, se volessero impegnarsi qui in azienda, non mi dispiacerebbe…”.