Verso lo sciopero generale. In Talete è tempo di andare ai materassi: di fronte ai continui rinvii, ai sottili distinguo e alle elucubrazioni retoriche della classe politica nella sua totalità (salvo alcune lodevoli eccezioni come il sindaco di Tarquinia, Mauro Mazzola, e l’amministrazione di Canepina) , i lavoratori hanno deciso di adottare la linea dura. Ancora non è stato deciso il giorno, ma non dovrebbe essere tanto lontano. Intanto la Prefettura è già stata messa al corrente: comunicazione doverosa poiché si tratta di un’agitazione in un servizio pubblico essenziale, qual è appunto quello idrico. “A me personalmente – interviene il presidente di Talete Stefano Bonori – è stato ufficialmente comunicato il raffreddamento dei rapporti”. Una formula un po’ contorta che in realtà significa solo che la situazione si è così deteriorata da essere vicina al punto di rottura.
Siamo alle solite: le belle parole, i bei discorsi, gli impegni (anche quelli formali) si scontrano con una realtà complicatissima che solo il primo cittadino tarquiniese ha certificato nero su bianco: i comuni non hanno soldi da mettere dentro Talete. Inutile girarci intorno: la situazione è questa. Come pure appare assai impervia la strada delle fideiussioni che va percorsa con estrema cautela, dovendo fare i conti con leggi e norme che lasciano pochissimi spazi di manovra.
La stessa riunione della Consulta dell’Ato di ieri mattina si è risolta in un prevedibile (e previsto) nulla di fatto. Allo stato dell’arte, sembra che tutti aspettino le mosse del comune di Viterbo (che detiene il maggior numero di quote in Talete) per regolarsi di conseguenza. La posizione di Palazzo dei Priori fu espressa proprio su queste colonne dal vice sindaco Luisa Ciambella: pronti all’aumento di capitale, ma niente soldi per pagare i debiti pregressi; iniziative forti della regione per obbligare i comuni che ancora non l’hanno fatto a cedere il servizio a Talete.
Tutti discorsi legittimi, ma nessun passo avanti concreto. Sarebbe anche venuta fuori l’ipotesi di chiedere a Zingaretti un finanziamento diretto alla società viterbese: possibilità quanto mai tenue e vaga non solo perché si tratterebbe di tirare alcuni milioni di euro, ma anche perché non si capisce bene come possa la Pisana finanziare un qualcosa di cui non detiene nemmeno un’azione e perché non dovrebbe farlo con la società di gestione idrica di Latina o di Frosinone. Una maniera, vien da dire, per cercare di scaricare su altri danni e debiti fatti e contratti esclusivamente qui.
Di fronte a tutto ciò e con il rischio più che concreto di stipendi non pagati già a fine febbraio, ecco la risposta dei sindacati: per ora raffreddamento dei rapporti e, a breve, sciopero generale. Il timer della bomba Talete è stato innescato.